Una delle domande più frequenti poste da chi fa alimentazioni a crudo per il cane e per il gatto è quella che riguarda la carne di maiale. Trattandosi di una carne che si trova comunemente in commercio, relativamente economica, apprezzata dal cane e dal gatto, toglierla di netto dalla dieta può comportare qualche problema (anche solo economico) per il proprietario.

Sono molti i medici veterinari che sconsigliano di fornire carne di maiale cruda al cane e al gatto, e lo fanno per una ragione ben precisa: una malattia infettiva, letale per il cane e per il gatto, che si chiama Malattia di Aujeszky.

Si parla molto del problema della carne di maiale perché l’Aujeszky è una malattia che solo raramente colpisce il cane e il gatto, e nella maggior parte dei casi lo fa per contatto diretto (morso di maiale o di cinghiale, ricordo che sono la stessa specie Sus scrofa); i casi documentati in cui la malattia viene trasmessa dalle carni al cane o al gatto sono pochi, nonostante siano segnalati in varie parti del mondo.

In questo articolo cercheremo di capire di più sulla natura di questa malattia, sulla diffusione ancora presente nel nostro paese, sui sintomi e faremo anche un accenno al maiale trasformato, cotto, essiccato o lavorato per produrre croccantini e alimenti umidi, per fornire una panoramica generale e permettervi di scegliere in modo consapevole se è il caso di fornire la carne di maiale ai vostri animali domestici.

Ho parlato dell’argomento nel seguente video, che potete guardare, oppure potete leggere il seguito dell’articolo.

Malattia di Aujeszky: cos’è?

La malattia di Aujeszky, osservata per la prima volta nel 1813, è una malattia virale causata da un virus appartenente alla famiglia herpesviridae: si tratta del SuHV-1 (Suid Herpes Virus 1), detto anche PRV (PseudoRabies Virus), o anche virus di Aujeszky (Greene C., Infectous Diseases of Dog and Cat, cap. 21, pag. 198).

La malattia colpisce i maiali, e i suini sono l’unico animale in grado di trasmetterla, sia agli altri suini che agli altri animali.

Tuttavia la trasmissione può avvenire non solo verso gli altri suini ma anche verso altri animali, tra cui troviamo sia il cane che il gatto. Questi animali sono detti “fondi ciechi biologici”; perché, seppur in grado di prendere la malattia, non sono in grado di trasmetterla ad altri animali.

Questo rende il cane e il gatto innocui da un punto di vista di sanità pubblica, ma non rende l’Aujeszky meno pericolosa: la mortalità nel cane e nel gatto è quasi del 100%, i casi di guarigione da questa malattia riportati nel mondo sono pochissimi. Questo significa che, salvo rarissimi casi, il cane e il gatto che la prende non può guarire, nemmeno con le cure veterinarie.

La trasmissione della malattia nel maiale

Per capire meglio come funziona la malattia, dobbiamo osservare come si comporta nei maiali, che ne costituiscono l'”ospite serbatoio”, per usare il termine epidemiologicamente corretto. In un suino infetto, il virus si riproduce principalmente nell’apparato respiratorio (in modo simile alla nostra influenza); attraverso l’espettorato (starnuti) e i liquidi che escono dalla bocca può trasmetterlo a tutti gli altri suini del suo stesso allevamento nel giro di una settimana.

Il virus si trasmette anche per contatto riproduttivo e con il latte, sempre di suino, quindi una scrofa può trasmetterlo ai suinetti.

La gravità della malattia dipende soprattutto dal quantitativo di virus, almeno nel maiale (non nel cane e nel gatto, in cui il funzionamento è diverso): se le particelle virali sono poche, è probabile che si manifestino solo alcuni sintomi respiratori generici che possono essere scambiati per patologie diverse con sintomi simili; se le particelle virali sono tante i sintomi sono invece tendenzialmente molto più gravi. Le manifestazioni più gravi, infine, si manifestano nei suinetti, che presentano dei sintomi nervosi (qui un video dei sintomi nervosi, che vi invito però a NON guardare se non volete vedere un animale sofferente).

I sintomi della malattia di Aujeszky nei suini, schema pubblicato dell’associazione Suivet, di medici veterinari che si occupano di suini.

Negli allevamenti ci sono dei controlli, soprattutto riguardanti il transito degli animali, per limitare la diffusione della malattia, ma bisogna sempre ricordare che oltre ai suini in allevamento questa si perpetua a causa dei suini fuori controllo, ovvero i cinghiali, che facendo parte della stessa specie dei maiali e possono prendere la malattia e trasmetterla sia agli altri cinghiali, sia ai maiali d’allevamento, sia agli altri animali. La massiccia presenza dei cinghiali nel nostro paese rende particolarmente difficile eliminare completamente questa malattia.

I maiali e i cinghiali animali possono passare la patologia al cane in due modi principali: mordendoli, cosa che succede soprattutto ai cani da caccia, oppure tramite le loro carni, con l’alimentazione.

La trasmissione al cane e al gatto tramite la carne

La modalità di trasmissione al cane tramite la carne è quella che ci interessa maggiormente, ed è possibile come ci mostra questo studio scientifico, piuttosto vecchio, che identifica proprio la presenza del virus nella carne e nei diversi organi (nello studio in questione il virus era stato inoculato quando i maiali erano già stati macellati, per mostrare come non ci sia bisogno dell’animale vivo per interrompere la replicazione del virus; il virus si replica anche ad animale morto, ovvero nella carne).

Questo succede perché, nonostante i sintomi nel maiale si manifestino nell’apparato respiratorio e nel sistema nervoso, il virus è in grado di replicare nell’endotelio dei vasi, quindi di diffondersi a tutti gli organi del maiale, come si può leggere in questo documento (pag. 10).

Il virus, poi, per essere infettante (Greene C., Infectous Diseases of Dog and Cat, cap. 21, pag. 198), non necessita di passare dallo stomaco, che lo distruggerebbe, perché segue la via nervosa: dai tessuti della bocca si replica, soprattutto nelle ghiandole salivari, per poi replicarsi nelle cellule del sistema nervoso, ed è in questo modo che arriva al sistema nervoso centrale (al cervello) manifestando i suoi sintomi.

I segni clinici della malattia nel cane e nel gatto sono quanto di peggio si possa immaginare. Il cane o il gatto viene colto da un prurito incessante, che non si placa in nessun modo, e continua a grattarsi fino a rimuovere il pelo e la pelle, tra atroci dolori; è per questo che la malattia nel cane viene anche chiamata pseudorabbia, per la somiglianza con la rabbia, malattia completamente diversa per eziologia ma dai sintomi simili (anche qui, se qualcuno è curioso lascio un video della sintomatologia nel cane, ma vi invito a NON guardarlo se non volete vedere un animale sofferente).

La terapia praticamente non esiste, e a parte rarissimi casi di guarigione riportati in alcuni casi nel mondo (Greene C., Infectous Diseases of Dog and Cat, cap. 21, pag. 200), la malattia è sempre mortale sia per il cane che per il gatto; i tentativi di salvarli con il siero anti-PRV si sono dimostrati inefficaci.

 

La cottura è risolutiva?

La cottura della carne di maiale, per evitare la trasmissione del virus, è risolutiva, perché SuHV-1 è inattivato in un minuto a 100 gradi in 60 minuti a 60 gradi, come si può leggere in questo documento (pag. 7).

Il congelamento, invece, per quello che ne sappiamo non elimina il virus: l’unico studio al riguardo è quello che dimostra la presenza del virus nella carne, secondo il quale il virus viene eliminato dopo 35 giorni di congelamento. Tuttavia, lo studio è del 1980, quando le tecniche diagnostiche non erano così sofisticate, per cui in mancanza di studi più recenti non possiamo avere la certezza che il virus sia sopravvissuto, ma le metodiche diagnostiche dell’epoca non permettessero di individuarlo nella carne. Fin quando non verranno rilasciati nuovi studi, quindi, suggerisco non rischiare e cuocere la carne di maiale.

Proprio su questo punto mi sono state rivolte, nel corso del tempo, numerose domande, a cui cerco di rispondere qui di seguito.

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  • Per sicurezza, è meglio evitare croccantini e alimenti umidi al maiale? No. Non c’è nessun motivo di evitare il maiale in toto, è importante solamente evitarlo crudo. La cottura della carne effettuata nel processo di estrusione (croccantini) e di sterilizzazione (scatolette) supera abbondantemente sia i 100 gradi, sia il minuto di permanenza a questa temperatura, rendendoci sicuri sull’assenza del virus.
  • Se scotto la carne di maiale (che rimane cotta fuori e cruda dentro) elimino il virus? No. La temperatura necessaria ad eliminare il virus viene considerata al cuore, e scottando solamente la parte esterna quella interna rimane cruda; poiché il virus si replica negli endoteli, cioè all’interno del vaso sanguigno del maiale, non abbiamo alcuna garanzia che questo metodo eviti il virus. La carne va cotta a tutto spessore.
  • Quanto deve essere cotta la carne di maiale per poterla fornire in sicurezza? Abbiamo solo due “punti” di sicurezza, i 60 gradi per 60 minuti e i 100 gradi per un minuto, che con sicurezza eliminano il virus. Una carne di maiale ben cotta (ovvero in cui non rimane alcuna parte rosa, ma l’interno è completamente di colore marrone) ha sicuramente superato i 75 gradi di temperatura. Considerando il rapporto tempo/temperatura e partendo dai punti di cui sopra, indicativamente una mezz’ora di cottura è sufficiente ad eliminare il virus.
  • Posso fornire la carne di maiale cruda ma preventivamente congelata? La letteratura scientifica mostra che il virus sopravvive al congelamento per molto tempo, e comunque è scarsa. Nel subbio, meglio non rischiare e non fornire la carne di suino cruda nemmeno dopo un congelamento preventivo.
  • Posso fornire snack essiccati di maiale o cinghiale, come le orecchie, al mio cane o al mio gatto? Si, stando ai dati a disposizione (nonostante non ci siano studi specifici sugli essiccati) non ci sono motivi di dubitare della sicurezza di questi prodotti. L’essiccazione avviene solitamente ad una temperatura di circa 70 gradi, e per permettere al prodotto di conservarsi deve essere prolungata per molte ore, da un minimo di otto a un massimo di più giorni (si arriva anche a 72 ore!). I parametri di 60 gradi per 60 minuti vengono abbondantemente superati, rendendo lo snack sicuro.
  • Ieri dato al mio cane la carne di maiale cruda perché non sapevo della Malattia di Aujeszky. Devo avere paura per la sua vita? No, non c’è nessun bisogno di avere paura. I sintomi della malattia si manifestano entro 24 ore dall’ingestione, quindi se non è successo nulla il virus non c’era (la malattia è rara, le probabilità che ci sia sono basse, è la gravità della sua presenza ad essere alta). Il consiglio è quello di non perseverare a fornire carne di maiale cruda, perché più se ne fornisce, più aumentano le possibilità che il virus sia presente.
  • La malattia di Aujeszky non la prendono solo i suini, ma anche il cane e il gatto. Non potrebbero prenderla anche coniglio, cavallo, bovino, ovino? Meglio evitare sempre la carne cruda per paura della Malattia di Aujeszky? Animali diversi dai suini possono prendere la malattia, ma non sono in grado di trasmetterla ad altri, non ci sono casi riportati di trasmissione da altri animali al cane e al gatto. Naturalmente stiamo parlando sempre di carne cruda, per la quale è importante avere delle opportune precauzioni.

Se avete altre domande in merito, potete scriverle nei commenti dell’articolo.

Ma l’Aujeszky è presente in Italia? Io acquisto solamente maiale allevato e macellato in Italia!

La risposta a questa domanda, ad oggi (Agosto 2019), è si, il virus in Italia è presente. Magari tra qualche anno non sarà più così, ma oggi il virus c’è, per cui è preferibile non rischiare.

L’Ente italiano preposto al controllo sulla Malattia di Aujeszky è l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia Romagna, che ogni anno mette a disposizione una relazione pubblica sullo stato della malattia nel nostro paese. Il documento completo si trova in questa pagina ed è aggiornato al 30 Settembre 2018.

Estratto dalla Relazione del Centro di Referenza Nazionale per la Malattia di Aujeszky. Al 30 Settembre 2018, le aziende controllate (nella prima colonna in rosso) e quelle risultate positive alla malattia, divise per regione. Sardegna, Sicilia e Toscana le regioni maggiormente interessate. I controlli sono diversi tra le altre regioni e la Provincia di Bolzano, ad oggi l’unica provincia italiana ufficialmente indenne da malattia di Aujeszky.

I servizi veterinari stanno lavorando molto per eliminare definitivamente questa malattia dal nostro paese, e i risultati ci sono, stando a questo grafico che ne mostra l’andamento negli ultimi anni.

La diffusione della malattia sta progressivamente scendendo nel corso degli anni.

In molte regioni sono inoltre attivi i piani di eradicazione, volti ad eliminare completamente la malattia. Un esempio è questo documento della Regione Piemonte, datato 2018, che mette in atto un piano per eliminare completamente la malattia dalla regione. Se si fa questo “piano di eradicazione”, significa che inequivocabilmente la malattia c’è, almeno in Piemonte e per estensione questo significa che c’è ancora in Italia (la normativa sull’etichettatura obbliga a scrivere che il maiale è allevato in Italia, ma non in quale regione).

Per cui, per il momento non si può stare tranquilli: fin quando il Ministero della Salute non assicurerà che tutta l’Italia è ufficialmente indenne da Aujeszky, significa che la malattia sta continuando a circolare.

Per cui, dati alla mano (al solito, affidatevi sempre ai dati ufficiali e non a chi non riporta le fonti), è sbagliato dire che il rischio di malattia di Aujeszky in Italia non c’è. 

Come sapere se l’allevamento da cui mi rifornisco è ufficialmente indenne?

La ASL può rilasciare all’allevatore un documento come questo, in cui si attesta lo stato di Ufficialmente Indenne a un singolo allevamento suinicolo. L’allevatore deve fornire questa certificazione, che può passare anche ai negozi nei quali i proprietari si riforniscono: l’attestazione ufficiale, firmata dal Veterinario ASL, è l’unico documento che comprova l’indennità ufficiale dell’allevamento.

Invito a diffidare di chi indichi la propria carne come indenne dalla malattia ma non sia in grado di fornire questo tipo di certificazione.

E gli altri paesi europei?

La situazione europea varia in base ai paesi. Al momento, il documento comunitario che indica la situazione nei vari paesi risale al 2017, ed è disponibile in questa pagina del sito ufficiale dell’Unione Europea.

Per fornire una panoramica visiva, estraggo dal documento (che riguarda varie malattie degli animali) la mappa che mostra la situazione europea attuale, che può essere d’aiuto nell’orientare l’acquisto di carne estera oppure per le persone che non vivono in Italia.

La situazione europea attuale per la malattia di Aujeszky. In rosso i paesi e le regioni in cui la malattia è presente, in verde i paesi e le regioni ufficialmente indenni. Attenzione: in giallo sono indicate le regioni in cui la malattia è presente, per quanto la regione abbia intrapreso un piano per la sua eliminazione dal territorio (pur “in via di eliminazione“, la malattia è quindi ancora presente!).

Considerazioni finali

Ci sono purtroppo persone che dicono “il mio cane mangia carne cruda di maiale da 10 anni e non ha mai avuto nulla…”. Il problema è che se per 100, 1000 volte non ha mai avuto nulla, la 1001esima potrebbe prendere, il virus. E anche se la prevalenza è bassa e i casi rari, se il cane prende la malattia, il cane muore. 

Per concludere, voglio mettere tutti voi lettori in guardia contro la falsa informazione fatta da chi non riporta la documentazione scientifica. Vediamo cosa scrive questo anonimo su un forum internet nel Maggio del 2015.

“Sta tranquilla i maiali allevati in ITALIA non hanno questo virus , in quanto la profilassi sanitaria da noi è altissima ed è una delle migliori del mondo”.

E confrontiamolo con il documento che il Ministero della Salute solo cinque mesi prima, a fine 2014, aveva rilasciato:

Nel 2014 (periodo 01.01.2014-31.12.2014) l’analisi dei dati indica che il virus continua a circolare negli allevamenti suini con una percentuale di positività (9,3%) leggermente superiore a quella (7,5%) del periodo 2012-2013.

A chi è meglio credere, a chi scrive cose a caso su internet senza citare le fonti o ai documenti ufficiali del Ministero della Salute? Ognuno è libero di scegliere, ma ricordando una cosa importante: sono i cani e i gatti a pagare, eventualmente, le conseguenze di una scelta sbagliata.

 

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