Tra le le patologie più freqentemente imputabili all’alimentazione nel cane e nel gatto, rientrano a pieno titolo le reazioni avverse al cibo. Si tratta di un gruppo di patologie eterogenee, che interessano solo alcuni animali (non tutti) e che si manifestano solitamente sotto forma di problemi cutanei, come il prurito, oppure di manifestazioni gastroenteriche come la diarrea persistente e costante nel tempo.
Quando un proprietario si rende conto di una situazione del genere, spesso parla indifferentemente di allergia e di intolleranza, come se fossero la stessa cosa; in realtà, queste due varianti sono solo alcune delle molte situazioni che vengono definite, nel loro complesso reazioni avverse al cibo, o RAC.
Per il veterinario può essere difficile capire da che cosa dipendano, per due motivi: il primo è che spesso le reazioni si confondono tra loro, per cui non si riesce a capire di fronte a quale reazione ci troviamo (in particolare, la diarrea è un sintomo comune a tutte le varianti); il secondo è che, a complicare il tutto, ci possono essere dei problemi dermatologici e gastrointestinali che derivano da cause che non sono il cibo, che in molti casi vengono confuse con reazioni causate dagli alimenti (quando invece sono causate da batteri, parassiti o problemi di altro tipo).
In questo articolo cercheremo di fare chiarezza sulle tantissime varianti di reazioni avverse al cibo che si possono verificare nel cane e nel gatto, per capire che le cause possono essere davvero tante, molte più di quanto comunemente si immagina. Non ci occuperemo però della terapia, delle diete a esclusione e degli alimenti monoproteici, che saranno oggetto di articoli successivi.
Per chi non volesse leggere l’articolo, ho realizzato un video sul canale YouTube che parla in modo specifico di questo problema.
Le reazioni avverse al cibo, dal punto di vista della patologia medica, vengono distinte in due grandi gruppi: le ipersensibilità alimentari e le intolleranze alimentari (Case L., Canine and Feline Nutrition, 3° ed, 2010, pag. 396).
Le ipersensibilità alimentari
Le ipersensibilità alimentari, che comprendono anche le allergie alimentari, sono le reazioni avverse al cibo in cui è presente una reazione immunitaria, cioè in cui il sistema immunitario attacca attivamente alcune sostanze, denominate “allergeni alimentari” che vengono ingeriti dal cane o dal gatto.
L’allergia alimentare o ipersensibilità di tipo 1
L’ipersensibilità di tipo 1 è quella maggiormente conosciuta come allergia alimentare.
In questa forma, l’organismo riconosce come dannose alcune sostanze, di solito (ma non sempre!) alcune parti delle proteine, dette allergeni, che vengono quindi attaccate attivamente.
Il processo di attacco coinvolge degli anticorpi, le immuniglobuline E o IgE, che attivano una reazione a catena che scatena i sintomi dell’ipersensibilità.
L’ipersensibilità generalmente si sviluppa nell’organismo del cane o del gatto a causa di stimolazioni ripetute dello stesso antigene (sensibilizzazione), e la manifestazione può variare in gravità, in base soprattutto alla predisposizione del cane o del gatto, non tanto alla quantità di allergene in circolazione (i sintomi non dipendono dalla dose dell’allergene ingerita, ne può bastare pochissimo per scatenare reazioni molto gravi).
Nei casi più gravi, quando la reazione è molto rapida, si parla di anafilassi alimentare.
L’ipersensibilità di tipo 3 o reazione da immunocomplessi
L’ipersensibilità di tipo 3, o ipersensibilità da immunocomplessi, è più rara rispetto all’ipersensibilità di tipo 1, e deriva dalla deposizione di immunocomplessi, ovvero di antigeni alimentari che si sono legati agli anticorpi (IgG, diversi dalle IgE che abbiamo visto prima) che li hanno “catturati”. Si crea così il cosiddetto complesso antigene-anticorpo, o immunocomplesso (si può immaginare come un poliziotto che accompagna un ladro in manette).
Questi immunocomplessi, che girano nel torrente circolatorio (nel sangue) si depositano nei tessuti, richiamando alcuni globuli bianchi, i granulociti neutrofili, che causano una reazione immunitaria locale.
Danno una reazione più lenta rispetto all’altra, ma sembra anche che siano responsabili non solo del prurito, ma anche della diarrea acuta dovuta agli alimenti (Case L., Canine and Feline Nutrition, 3° ed, 2010, pag. 397).
Le intolleranze alimentari
Il secondo gruppo di reazioni avverse al cibo è quello delle intolleranze alimentari, molto diverse dalle ipersensibilità.
La distinzione principale tra le ipersensibilità alimentari e le intolleranze è il fatto che in queste ultime il sistema immunitario non attacca direttamente un antigene con una risposta specifica, ma si hanno delle reazioni aspecifiche verso alcuni componenti degli alimenti.
Le ipersensibilità vengono suddivise in quattro tipi; le più frequenti sono quelle metaboliche, che però non sono le uniche da cui un cane o un gatto può essere interessato.
Le reazioni metaboliche
Il tipo più comune di intolleranza è causato da un errore del metabolismo da parte dell’organismo.
In questo senso, la reazione metabolica di intolleranza più famosa è probabilmente l’intolleranza al lattosio, che si trova sia nel cane che nel gatto; in questo caso manca completamente un enzima, la lattasi, che spezza le due molecole di lattosio impedendone l’assorbimento; il lattosio arriva così nell’intestino crasso dove sarà la causa di fermentazioni e darà quindi origine a sintomi intestinali. Sintomi che sono presenti però nei soli animali che presentano questo problema, non in tutti.
Con questo meccanismo l’organismo non ha attacca il lattosio direttamente (come avverrebbe con un’allergia), ma semplicemente lo lascia passare nell’intestino, e si manifesteranno i sintomi.
Altri casi in cui si possono verificare le reazioni metaboliche sono (Fascetti A., Delaney G., Applied Veterinary Clinical Nutrition, 2012, pag. 201):
- La scarsa digeribilità proteica, che può portare alla fermentazione batterica intestinale o a una diarrea di tipo osmotico (è tipica dei croccantini, la cui cottura diminuisce la digeribilità proteica; i batteri utilizzano queste proteine indigerite e producono sostanze indesiderate);
- La mancanza dei meccanismi che assorbono alcuni nutrienti come lo zinco o la Vitamina B12, che hanno ripercussioni a lungo termine sull’organismo;
- L’eccesso di fibra alimentare o di amido (soprattutto nel gatto), se questo supera la capacità massima di digestione dell’animale che possono causare diarrea perché attirano acqua nell’intestino; è una delle intolleranze più comuni e può dipendere da un eccesso di pasta o di riso nelle diete casalinghe;
- Alcuni additivi, che possono interferire con il metabolismo degli altri nutrienti, impedendone l’assorbimento o legandosi ad essi producendo sostanze indesiderate.
Le idiosincrasie alimentari
Le idiosincrasie sono una delle forme di reazione avversa al cibo tra le più difficili da diagnosticare, soprattutto perché sono caratterizzate da un meccanismo ignoto: non si è capito perché l’organismo reagisca in modo molto forte contro alcune sostanze specifiche.
Un’idiosincrasia è infatti una reazione molto simile all’allergia, in cui l’organismo attacca una sostanza ben precisa, ma in tutto questo non ci sono basi immunologiche: il sistema immunitario non è coinvolto. Nonostante questo, i sintomi come diarrea, dolore addominale e vomito sono presenti, e possono essere anche particolarmente gravi.
Dal punto di vista dei sintomi si può considerare a metà tra un’allergia alimentare e una reazione metabolica, tuttavia i test specifici per le allergie non sono in grado di identificarla, perché gli anticorpi non sono coinvolti.
Si suppone che le idiosincrasie siano dovute a problemi di natura genetica, ad esempio alla mancanza di alcuni enzimi che metabolizzano sostanze normalmente contenute negli alimenti (residui di farmaci, sostanze inquinanti ambientali, additivi) che, entrando in circolo nell’organismo di uno specifico cane o gatto, vengono attaccate.
I sintomi sono di solito meno specifici di quelli delle allergie (non si presenta il prurito, per esempio), tanto che spesso non si riesce a capire la causa, ma possono essere altrettanto gravi.
Le intossicazioni alimentari
Anche le intossicazioni alimentari fanno parte delle reazioni avverse al cibo, e sono causate dalla presenza nell’alimento di sostanze che danneggiano attivamente l’organismo quando vengono in contatto con certi tessuti.
Rientrano in questa categoria l’intossicazione da alliaceae, da teobromina e caffeina, da uva e uvetta (il cui principio attivo è sconosciuto), da funghi e riguardano, in generale, tutti quelli che vengono definiti “alimenti tossici” per il cane o per il gatto.
L’intossicazione può dipendere sia da sostanze, come quelle appena citate, che sono presenti naturalmente nell’alimento, oppure da sostanze derivanti da una contaminazione, come nel caso delle tossine di Bacillus cereus oppure di Clostridium botulinum.
Le sostanze tossiche hanno un effetto attivo sull’organismo del cane e del gatto, naturalmente un effetto indesiderato.
Reazioni farmacologiche
Le ultime reazioni avverse al cibo che possiamo trovare sono le reazioni simil-farmacologiche, quelle in cui sostanze contenute nell’alimento hanno un effetto farmacologico avverso perché uguale, o molto simile, ad altre sostanze.
Il caso più comune è quello dell’istamina, molecola che si può formare nel pesce conservato male e che, essendo identica all’istamina liberata in corso di allergia, da luogo ad una manifestazione simil-allergica.
Altre reazioni di questo tipo possono essere le interferenze endocrine, contenute negli alimenti (e solitamente di sintesi) che mimano gli effetti degli ormoni prodotti dall’organismo.
Come si diagnosticano le reazioni avverse al cibo?
Queste sono le diverse reazioni avverse al cibo da considerare quando un cane o un gatto è, in modo generico, “allergico o intollerante a qualcosa“.
La diagnosi, tuttavia, è tutt’altro che semplice, soprattutto perché prima di arrivare a definire esattamente qual è il problema del cane o del gatto bisogna compiere altri passaggi:
- Per i problemi di tipo intestinale, prima di pensare all’allergia o alle intolleranze bisogna escludere le cause primarie intestinali, come lo sviluppo di batteri patogeni. Solo una volta escluse questo tipo di cause si può cercare di capire se il problema dipende dall’alimento.
- Se il problema è dermatologico, è consigliata una visita da un veterinario che si occupa di questo perché possa escludere le cause legate a patologie della pelle. Solo se queste non verranno identificate o risolte si passa ad una diagnosi legata all’alimento.
La diagnosi specifica si può raggiungere unicamente per le allergie alimentari. Per le allergie, infatti, esistono dei test specifici che possono fornire informazioni utili. Da notare che non sono sensibili, né specifici al 100% (cioè, potrebbero identificare allergie che non sono presenti o non identificare allergie presenti), ma possono essere un buon inizio per capire se l’allergia è presente o meno e, nel caso, a che cosa il cane o il gatto è allergico.
Di contro, invece, non esistono test affidabili per le intolleranze, perché ogni intolleranza ha un meccanismo d’azione a sé stante (salvo le reazioni farmacologiche e le intossicazioni, che colpiscono però tutti i cani e tutti i gatti, non solo alcuni); questo rende indispensabile una dieta ad eliminazione quando si cerca di capire a che cosa il cane o il gatto è allergico.
Da notare che, in questo caso, non bisogna prendere in considerazione solo la carne di provenienza (tacchino, pollo, bovino…) ma anche altri aspetti, come i residui di sostanze attive che quella carne può contenere. C’è bisogno di un’analisi specifica dell’alimento (deriva da un allevamento intensivo? E’ biologica? L’animale è stato allevato senza l’uso di antibiotici? Qual è il paese o la regione di provenienza della carne? E’ prodotta per autoconsumo o acquistata al supermercato? E’ “carne” semplice o un prodotto a base di carne?) per approfondire la situazione e capire a quale problema siamo davanti, per riuscire ad identificarlo e risolverlo definitivamente.
Salve, al mio cane è stata diagnosticata dermatite batterica (bacillus cereus) ma a parte le eruzioni cutanee non ha nessun tipo di disturbo.
Chiedo l’eventuale contaminazione come potrebbe essere stata… In quanto ho cambiato le crocchette (ora mangia le forza10) e non vorrei che dipendesse da questo.
Grazie in anticipo e saluti
Buongiorno, se la dermatite è batterica, a meno che non sia sulla bocca, non penserei all’alimentazione. I batteri di solito sulla pelle ci arrivano per contatto, quindi a meno che si rotoli nelle crocchette 🙂 la vedo dura che siano state la causa del problema. Lo potrebbero essere solo se causano un’allergia alimentare a cui l’infezione del cereus è conseguente (ma i colleghi l’avrebbero avvertita); in caso contrario se i croccantini hanno una forte contaminazione i sintomi sono di tipo gastrointestinale.
Buongiorno dottore, ho un pastore tedesco “cerotto” di 3 anni che da circa un anno mi fa tribolare per la ricerca dell’alimento o componente alimentare che gli causa/causano una forte otite da malassezia con presenza di pus (le analisi per altre cause sono risultate tutte negative). Ha fatto più cicli antibiotici con Surolan e Easotic con immediato miglioramento a cui però sono sempre seguite ricadute. Contemporaneamente con il veterinario curante abbiamo iniziato una dieta ad esclusione per giungere alla conclusione che il cane sembra sia sensibile all’amido contenuto nelle componenti dei cibi. Attualmente lo sto alimentando con dieta casalinga a base di verdure (bietole, cicoria, carote, zucchini, zucca, spinaci) cotte a vapore e carne (manzo, agnello, pollo e tacchino) appena scottate con l’aggiunta di integratori (VMP articolare e GlazarDerm gocce dopo aver provato e scartato il Dogtotalin che contenendo farina glutinata di granturco gli ha provocato una ricaduta). Sta leggermente migliorando però noto che è ancora presente la malassezia sia nell’orecchio (con produzione di crosticine ceruminose e classico odore) che nella zona inguinale. Non ha altri sintomi: niente prurito o leccamento, pelo lucido e compatto, cute senza presenza di forfora, feci compatte, ottima vitalità. L’unico fastidio che ha è localizzato nell’orecchio 🙁
Buongiorno, ho letto il commento e probabilmente la dieta impostata dal collega funziona, però le ricordo che Malassezia è un fungo che ha vita a sé e che può rimanere nell’orecchio anche senza una reazione allergica di base. Il cambio alimentare può togliere la reazione allergica, ma non toglie Malassezia. Per cui, per eliminarla completamente è opportuno parlarne con un collega che si occupa di dermatologia, ma non si può fare, presumibilmente, molto di più di quanto ha già fatto con l’alimentazione.
Buongiorno dottore ho una cagna di tre anni adottata da quattro mesi che presenta forti pruriti. Pensando a possibili parassiti stiamo dando mensilmente il nexgard e su consiglio del nostro veterinario siamo passati da una alimentazione a base di croccantini a una casakmlinga con riso, carne e verdure. Tutto questo senza ottenere risultati. Quello che riscontriamo è che quando la portiamo fuori al guinzaglio in paese, essendo più timorosa non manifesta per niente questa sintomatologia. Mentre appena rientriamo nell’ambiente domestico, anche in giardino, riprende a grattarsi spesso. La ringrazio per l’attenzione.
Buongiorno Riccardo,
Grazie per la domanda. Da come la descrive non sembrerebbe essere un problema legato all’alimentazione, ma all’ambiente. Perché se fosse legato all’alimentazione il prurito varierebbe quando fa un cambio alimentare, qui invece il problema si presenta a seconda dell’ambiente. Non credo che l’alimentazione sia la strada giusta, deve fare una valutazione con un collega che si occupa di dermatologia/allergologia, perché molto probabilmente è un’allergia ambientale.
Buongiorno dottore, ho una gatta norvegese delle foreste di un anno che ha sofferto di forte infiammazione intestinale con diarrea, vomito, febbre, terza palpebra visibile e pus dagli occhi ed è inoltre allergica alla plastica.
Dopo un ricovero, ha risposto bene al cortisone e dieta gastrointestinale ma ha avuto una breve ricaduta durante la terapia durata più di due mesi, sembrava a causa della plastica o del fatto che fosse uscita in giardino. Sono sempre più convinta che abbia una intolleranza all’erba o comunque alle fibre, poiché il problema sembra sorgere quando esce in giardino per qualche giorno. Esiste questo tipo di intolleranza? Come posso minimizzare i danni causati dall’erba? Tenerla chiusa in casa è quasi impossibile, poiché continua a scappare. Sembra inoltre che sia un problema legato alla quantità, poiché lasciandola uscire solo qualche ora a volte, il problema sembra non sorgere.
La ringrazio molto.
Buongiorno Debora,
Allora, come intolleranza non mi sembra se ne faccia riferimento in letteratura, però deve considerare la natura della fibra: la fibra in generale velocizza il transito intestinale e se tanta può portare alla diarrea, mentre nello stomaco non viene digerita e può formare delle palle, dette fitobezoari, che possono causare il vomito. Ed è possibile, si, che il problema sia legato alla quantità, più erba c’è, più questi sintomi peggiorano. Ma non è un’intolleranza, è semplicemente un effetto di risposta normale dell’organismo all’erba (per fare un esempio parallelo, se lei mangia dei sassi si sente male ma non è che è intollerante ai sassi, è che fisiologicamente nessuna persona li digerisce!). Qui purtroppo secondo me non ci sono molte vie d’uscita se non cercare, purtroppo, di limitare l’accesso all’erba, perché finché continua a mangiarla il problema difficilmente può essere risolto.
Buongiorno , Dottore, scrivo perché ho una gattina persiana chincilla di cinque mesi, deliziosa, molto buona e dolce, ma sto combattendo con vari problemi da quando è arrivata a casa. I primi giorni si nascondeva, non voleva mangiare né bere. L’allevatrice disse di alimentarla con trita di tacchino cruda surgelata Quando cominciò ad essere più tranquilla e mangiare fu subito vorace, però non si scaricava bene, giorni senza andare di corpo e quando accadeva parte finale molliccia. Comparve un raffreddore risolto con 15 giorni di aerosol . Al controllo riferii al veterinario che la gattina non si scaricava da cinque giorni pur mangiando tantissimo, ma lui disse che stava bene e impose il microchip che l’allevatrice non aveva messo (abito in Lombardia)… si grattò fino a farsi uscire il sangue, le feci diventarono verdi… insomma decisi di sentire un altro parere medico e si scoprì che la micia aveva la giardia.
Su prescrizione della veterinaria la piccolina ora sta mangiando Royal Canin gastrointestinal, integrato una volta al giorno da Florentero; ha sempre fame , pure la notte non mi consente di dormire a sufficienza… così la dottoressa – molto contraria al cibo casalingo crudo – mi ha consigliato di iniziare ad inserire piccolissime quantità di cibo industriale Kitten – prima 10, adesso 20%, gradatamente dovrò arrivare alla totalità perché mi è stato spiegato che, a un cucciolo, gastrointestinal non si può comunque dare per sempre.
Ho scelto Almo Kitten: alla micia piace, ma non son del tutto tranquilla, non ha smesso di grattarsi, si lecca troppo e a volte si strappa ciuffi di pelo, ricominciano gli starnutini.
Nota positiva, l’intestino ora è regolare. Il controllo del test per sapere se il problema giardia si è risolto è previsto fra un mese circa.
Perdoni il papiro, Dottore… La ringrazio di cuore per ogni consiglio potrà darmi.
Buongiorno Patrizia, la ringrazio per aver commentato l’articolo però purtroppo la situazione che descrive è piuttosto complessa e, senza conoscerla, l’aiuto che le posso fornire è molto limitato. Cercherei nel caso di distinguere le varie cose, per capire se c’è un problema alimentare o meno: il problema intestinale sembrerebbe dovuto alla Giardia, quindi essere adesso risolto, mentre il raffreddore potrebbe essere dovuto a una malattia virale o batterica, o anche parassitaria, però solitamente è un sintomo non legato all’alimentazione, per una patologia da diagnosticare e risolvere a parte. L’unica cosa su cui l’alimentazione, quindi, potrebbe incidere è la parte dermatologica, ma ricordi che l’alimentazione non è l’unica causa delle malattie della pelle; io mi affiderei, prima ancora che a me o a un altro collega che fa nutrizione, a un collega dermatologo, così che possa fare diagnosi differenziali escludendo patologie che non sono di pertinenza alimentare, che sono relativamente poche tra tutte le patologie che possono interessare la pelle.
Buongiorno, Dottore. Le scrivo per la mia gatta, Di 11 anni, che ha una forma di dermatite allergica (è sicuramente allergica alla soia, perché quando usavo una lettiera alla soia aveva avuto un granuloma al labbro, scomparso dopo il cambio di lettiera, e agli aromatizzanti artificiali). Per questo motivo ho optato per una dieta casalinga, ovviamente suggerita da un veterinario nutrizionista. Da quattro mesi ha un problema di feci molli. Dopo vari tentativi con fermenti lattici e altro, fatto l’esame del sangue e quello delle feci, è risultata positiva alla giardia (test Elisa). La gatta è stata curata con un primo ciclo di Panacur, ma, poiché non migliorava, è stata sottoposta ad altro test per la giardia, risultato negativo. Le ho fatto comunque un secondo ciclo di Panacur, senza apprezzabili miglioramenti, e a questo punto, dopo un’ecografia addominale, che non rivelava alcun problema, il veterinario ha supposto un’intolleranza alimentare, escludendo che la gatta abbia mai avuto la giardia. Ora quindi dovrei provare con una dieta ad esclusione? È possibile che una gatta allergica sia anche intollerante a qualcosa? Infine, anche Lei pensa che il test per la giardia possa dare falsi positivi?
Buongiorno Gabriella. Ho letto la domanda, e le suggerisco di prendere in considerazione entrambe le ipotesi. Il test per Giardia può dare falsi positivi, si, però poteva anche darsi che il parassita ci fosse davvero e che il ciclo medicinale avesse interrotto, però poi c’è una reazione avversa al cibo che continua a rimanere lì. Io non conosco la situazione, ma se il collega suppone un’intolleranza io proverei con una dieta a esclusione, che peraltro dovrebbe venirle semplice dato che già segue una casalinga. E’ si possibile che un’allergia e un’intolleranza convivano perché sono due patologie che hanno un meccanismo d’azione completamente diverso, per cui come posso avere un’infezione batterica e una gamba rotta non ci sono motivi per pensare che, tra allergia e intolleranza, una delle due patologie possa escludere l’altra.
Salve dottore, 2 mesi fa siamo venuti in Italia dall’Irlanda con la mia gatta. Viviamo adesso in campagna ed ho notato che le sono venute delle crosticine alla base delle orecchie, sotto il collo (tipo scorticatura) e un po’ sulla pancia e la povera micia si gratta. Le crocchette le ho portate dell’irlanda e nn possono essere.ho comprato le scatolette qui in Italia. Il nostro vet ha detto che potrebbero essere le scatolette diverse e per ora le ho tolte dalla dieta.Ho cambiato anche la lettiera. Che altro puo’ essere? Grazie in anticipo.
Buongiorno Laura, ho letto il commento ma si tratta di una patologia dermatologica, prima di pensare all’alimentazione si pensa a cause primariamente legate alla dermatologia. Per cui io indagherei con un collega che si occupa di dermatologia, poi se fosse un problema legato all’alimentazione sarà il collega che la visita a dirlo e nel caso a consigliare un alimento sostitutivo.
Buonasera dottore ho una gatta persiana di 4 anni che è con me da quando ha compiuto 1 anno, ha avuto subito acne felina e quando le davo da mangiare scatolette di buona qualità, a volte vomitava fino anche a 7 o 8 volte, non capivo come mai, poi dopo sterilizzazione cioè dopo un po di tempo, ha iniziato ad avere gran prurito, malassezia nelle orecchie, zampe ecc, poi prima davo crocchette buone anche grain free, poi capendo che era allergica abbiamo dato ipo della royal canin, ma nonostante queste, e provando anche monoproteico persino al canguro, tutto dava prurito ecc, persino degli integratori, vari gimpet, un po tutto le faceva male, siamo arrivati alla conclusione che è allergica a tutte le proteine animali ora d accordo con il vet da una settimana poco più ho dato crocche Benevo vegan, non so se siano adatte, ma lei non si gratta più e sta molto meglio, sono solo preoccupata che il cibo senza proteine animali, non vada bn per lei, anche se è completo ricco di tutto, ma ho notato in 10 gg un grande miglioramento, che posso fare, del resto poverina non tollera le proteine animali persino agli insetti al canguro e le proteine idrolizzate, mi è rimasto solo questo tipo di proteine non animale, intanto la ringrazio anticipatamente se potrà rispondermi, grazie,
Donatella Grespi
Buongiorno Donatella,
Grazie per la domanda. Ho letto la sua mail e allora, non ho presente il prodotto ma se è un alimento completo per gatti va bene, almeno in linea di massima, o quantomeno non rischia carenze; questo perché un alimento completo è completo, e qualora non ci siano, ad esempio, vitamine e amminoacidi fondamentali nelle materie prime questi vengono aggiunti sotto forma di additivi. La qualità, negli alimenti per gatti, solitamente ne risente così come la digeribilità ma la sua è una situazione particolare: lo da per evitare stress al gatto legato alla patologia, quindi è una scelta che di base è corretta. Però ne deve necessariamente parlare con i colleghi che la seguono: dato che è possibile un’immunizzazione in futuro alle fonti proteiche di origine vegetale, deve comunque cercare anche altre alternative da fornire, per evitare che dando sempre e solo quello i sintomi si ripresentino, e rischia di non avere più questo alimento utilizzabile come “ancora di salvezza” a cui tornare. Mi raccomando, ne parli con i colleghi veterinari che la seguono.
Grazie mille dottore, sarà un bel problema trovare un alternativa, potrebbe essere utile più avanti magari qualche altro buon idrolizzati, o altro ma lei non potrebbe consigliarmi eventualmente, e come è possibile che una gatta sia così allergica? Sono l unica così fortunata? Grazie mille e buonanotte dottore
Buongiorno Donatella, no io non posso consigliare perché non seguo personalmente la gattina; bisogna che la segua io personalmente per poter dare dei consigli, ma dato che è seguita dai colleghi chiederei prima a loro che conoscono già la situazione (quantomeno per una questione di tempistica). Per l’allergia invece capita, non è così strano, è un problema purtroppo molto frequente.
Grazie infinite intanto, se dovessi aver bisogno di lei per rivolgermi a lei come devo fare?
Donatella Grespi
Buongiorno Donatella,
E’ sufficiente inviarmi una mail a valerioguiggi@gmail.com, poi le rispondo da lì.
Grazie mille dottore
Salve dottore ho un jack russel con della dermatite che si presenta principalmente ai lati della bocca e sotto la pancia, con prurito rossore e a volte croste, ho provato di tutto, ora da un po’ di mesi sto dando crocchette pressate a freddo bio con solo merluzzo, riarmarono, semi di lino, carote e mela… inizialmente con le perle di omega3 la situazione era decisamente migliorata, ma ad la situazione è la stessa se non peggiorata… e mi vedo costretta a darle apoquel… cosa che vorrei evitare. Cosa potrei fare? Grazie mille
Buongiorno Serena, grazie per la domanda. Prima di tutto farei una diagnosi per capire se si tratta di un’allergia (perché dovrebbe esserlo, ma non c’è sicurezza) e poi il collega, possibilmente dermatologo, che la segue, dovrebbe fare una distinzione del fatto che si tratti di un’allergia alimentare o ambientale; perché se è un’allergia ambientale con l’alimentazione ci fa poco, serve un percorso terapeutico diverso.
Chiarita quindi questa distinzione, se è un problema alimentare, allora dovrà fare una serie di tentativi con vari tipi di alimenti, scelti in modo apposito (non a caso, ovviamente) che permetta di capire qual è l’allergene ed eliminarlo; però deve essere seguita in primo luogo direi da collega dermatologo, e solo una volta stabilito che il problema è alimentare mi rivolgerei, per fare le prove, ad un collega che si occupa di nutrizione, quindi a me o a un altro collega che si occupa di questo.