“Quando si passa da un alimento ad un altro, nel cane e nel gatto, il cambiamento deve essere graduale.”

Questa è una delle frasi più famose, conosciuta anche da chi non ha mai pensato in modo approfondito all’alimentazione dei propri cani e gatti, pronunciata soprattutto dai Medici Veterinari, ma a volte anche dai commessi dei negozi di articoli per animali o comunque dai proprietari di cani e gatti, che ha uno scopo ben preciso: evitare la cosiddetta “diarrea da cambio alimentare”.

Si tratta di una “buona pratica”, utile per evitare un sintomo molto comune, che tuttavia a volte viene considerata una vera e propria “legge”, quasi come se un cambio improvviso (magari perché abbiamo terminato l’alimento che avevamo) potesse portare a chissà quale patologia grave nel cane e nel gatto.

Il motivo è che molti proprietari non comprendono la causa della diarrea da cambio alimentare, e tendono a scambiare la diarrea, che è un sintomo, con una patologia vera e propria. Perché la diarrea da cambio alimentare, che senz’altro esiste ma che è un “problema” che dura un paio di giorni ed è comunque autolimitante, cioè scompare da sola, non rappresenta un problema per la salute del cane e del gatto, e lo si può capire in un solo modo: se cerchiamo di capire perché esiste questa diarrea, e quindi come comportarsi nei cambi alimentari.

Per chi preferisce ascoltare, anziché leggere, di seguito è presente questo stesso articolo in versione video.

Perché esiste la diarrea da cambio alimentare?

La diarrea da cambiamento alimentare esiste perché nell’intestino, in particolar modo nell’ultima parte dell’intestino (intestino crasso), si possono venire a creare condizioni diverse in base agli alimenti digeriti che ci transitano.

Quando in condizioni un cane, o un gatto, mangia qualcosa (qualunque alimento), è normale che alcune parti di quell’alimento vengano digerite ed assorbite, mentre altre parti no; la parte non digerita continuerà il transito nell’apparato digerente, per poi proseguire fino al termine; queste componenti alimentari saranno, nell’ultima parte dell’intestino, addensate ed espulse, sotto forma di feci.

Nell’intestino esiste però una flora batterica, denominata comunemente microbiota, che è in grado di nutrirsi di alcuni questi residui alimentari, che prima di essere espulse potrebbero quindi essere modificate dai batteri; le diverse popolazioni batteriche possono così proliferare, in base a quelli che sono gli alimenti non digeriti dal cane o dal gatto che riesce ad utilizzare.

Il microbiota è l’insieme di tutti i batteri presenti nell’intestino, ed è diverso per ogni cane e per ogni gatto, per quanto possano avere una vita simile, perché anche minime variazioni possono modificare la popolazione nel suo complesso.

Perché le modifiche delle popolazioni causano diarrea?

Le feci sono composte principalmente da acqua, mentre la seconda componente in ordine di quantità sono i batteri, che costantemente escono dall’intestino proprio attraverso le feci. Qui la composizione delle feci umane “medie”, in cui si può vedere come le feci siano composte dal 75% da acqua e da circa il 10-15% da batteri, mentre il resto (circa un 10%) è rappresentato dal materiale indigerito.

Non ho trovato fonti simili per la caratterizzazione delle feci del cane o del gatto, ma avendo anch’essi un microbiota, i batteri usciranno costantemente dalle feci degli animali. Il fatto che escano più o meno batteri, e anche più o meno materiale indigerito (anche a seconda del materiale) , quindi una diversa quantità di acqua, fa sì che l’alimentazione influenzi molto il volume e la consistenza delle feci stesse.

Per fare un esempio facilmente comprensibile che spieghi il perché di questo fenomeno, immaginiamo di avere nell’intestino una popolazione di batteri “normale”, che fino a quel momento ha proliferato ed è sopravvissuta trovando un certo equilibrio, che può essere visto dall’esterno sotto forma di feci “sane”.

Quando diversi fattori, che vedremo tra poco, influiscono sulle popolazioni batteriche causeranno la morte di alcune popolazioni, e ne favoriranno altre. In pratica, i diversi fattori fanno sì che alcuni batteri si trovino senza mangiare, quindi inizino a morire, mentre altri si trovino in condizioni migliori per la sopravvivenza, ma sono pochi e sono necessari alcuni giorni perché possano proliferare e raggiungere così nuovamente una condizione “normale”.

Non solo: nei primi giorni dal cambiamento, non è raro che nelle feci finiscano alimenti in grande quantità che nessuna popolazione batterica è in grado di utilizzaree i batteri che ne sono in grado sono troppo pochi; questi alimenti indigeriti possono attirare acqua nell’intestino, causando così una diarrea osmotica.

Come ci mostra questa fonte, una delle cause principali di modifica del microbiota intestinale è il cambiamento nell’alimentazione (Washabau R., Day M., Canine and Feline Gastroenterology, 2012 pag. 38).

Quali sono i fattori che influenzano la popolazione microbica in corso di cambio alimentare?

Tra i fattori che possono modificare le popolazioni c’è, appunto, il cambio alimentare, che crea delle condizioni diverse nell’intestino, per diverse motivazioni che sono state raccolte da questa fonte scientifica, e che di seguito andiamo ad elencare ed approfondire.

  • La digeribilità dell’alimento: uno dei fattori più importanti nelle modifiche del microbiota è la digeribilità dell’alimento.Per quanto, in generale, la digeribilità vari molto tra un’alimentazione industriale e una casalinga, ci sono differenze anche tra le diverse alimentazioni casalinghe, così come tra i diversi alimenti secchi e umidi. Una minor digeribilità gastrica e intestinale corrisponde ad una maggior presenza di alimenti indigeriti nell’ultima parte dell’intestino, che possono essere sfruttati dai microrganismi, che potranno proliferare. Viceversa, una digeribilità maggiore lascerà poca disponibilità di cibo a questi microrganismi, che (in parte) moriranno.
  • La quantità di alimento: anche a parità di digeribilità, le quantità di alimento possono essere maggiori o minori quando si fa un cambio alimentare (pensiamo al cambiamento tra croccantini e alimentazione casalinga), e possono causare la presenza di un quantitativo maggiore o minore di materiale alimentare nell’ultima parte dell’intestino.
  • La presenza di fibra fermentabile e amido resistente (che può essere presente nei croccantini a causa dell’eccessivo calore di cottura, pag. 279, prima colonna, dell’articolo citato sopra): la presenza di queste due categorie di nutrienti (o la loro riduzione dopo il cambio alimentare), che molti microrganismi sono in grado di utilizzare ma altri no, influisce molto sulle popolazioni che sopravvivranno, o moriranno, a causa della maggiore o minor disponibilità delle sostanze nutritive che sono in grado di utilizzare. Una differenza per questi nutrienti porterà quindi ad uno squilibrio tra le popolazioni.
  • Il pH fecale: anche le feci hanno un’acidità, che dipende dall’acidità delle singole componenti contenute al loro interno. Il pH può diminuire se sono presenti molti acidi (ad esempio, quelli prodotti dai batteri stessi a partire dai prebiotici), aumentare se sono presenti composti basici. Poiché alcune popolazioni crescono meglio a determinati pH rispetto ad altre, la modifica dell’acidità fecale porterà alcune popolazioni a proliferare rispetto ad altre, che cresceranno più lentamente e diventeranno meno competitive.
  • L’assenza di addensanti fecali: alcuni alimenti industriali e alcuni alimenti complementari definiti addensanti fecali hanno la capacità di attrarre acqua, riducendo così la possibilità di sviluppo di diarrea. Se questi addensanti erano presenti nell’alimento precedente ma nel nuovo non ci sono è molto probabile che si abbiano episodi diarroici.

In linea di massima, possiamo dire che maggiori sono i cambiamenti dalla vecchia alimentazione alla nuova, più probabile sarà una diarrea da cambio alimentare (quindi ad esempio passare da un alimento con una composizione molto diversa dal precedente). Molto conta anche la forte selezione dei batteri intestinali, causati dall’aver fornire uno stesso alimento per molto tempo: più tempo si è utilizzato uno stesso alimento, più probabile sarà una diarrea da cambio alimentare.

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Contano infine le variazioni individuali del singolo cane o gatto: ci sono animali più resistenti alla diarrea da cambio alimentare, e altri animali che lo sono molto meno.

Il passaggio graduale tra croccantini è davvero così importante nel cane e nel gatto?

Riguardo all’importanza del cambio graduale, possiamo dire che dal punto di vista patologico, cioè per la possibilità di sviluppo di patologie, magari gravi, nel cane e nel gatto, la risposta è no, il cambio alimentare graduale non è così importante.

Proprio così: la diarrea che si crea è una diarrea osmotica, cioè una diarrea in cui il materiale presente nell’intestino attrae acqua e questo rende le feci più liquide. Ma in generale non c’è alcuna patologia, e si parla di “diarrea autolimitante” che nel giro di qualche giorno scomparirà da sola e non comporterà alcuna conseguenza al cane o al gatto.

E allora, perché si consiglia di fare il cambio graduale?

in linea di massima il cambio graduale serve per evitare questa diarrea, ed evitare soprattutto che il proprietario pensi subito che “il nuovo cibo fa male” a quell’animale.

Inoltre c’è un altro motivo importante: nel caso il nuovo cibo portasse veramente a dei problemi (come le reazioni avverse al cibo), cercare di evitare la diarrea permetterebbe di vedere subito che qualcosa non va, mentre una diarrea in corso di cambio netto farebbe pensare alla diarrea osmotica da cambio alimentare e “maschererebbe” per alcuni giorni il problema, fin quando non ci si accorge che quella diarrea non se ne vuole andare, da sola.

Per cui cambiare gradualmente è una buona idea, ma non è un obbligo, in particolare nelle situazioni in cui si viene a creare una “popolazione media”, pronta a digerire più alimenti diversi. Pensiamo ad esempio agli animali che mangiano ogni giorno un umido diverso, o a chi segue le diete casalinghe, a cotto o a crudo, caratterizzate da una forte variabilità e da alimenti diversi ogni giorno.

In queste condizioni si viene a creare una forte variabilità nelle popolazioni batteriche (qui uno studio riguardante l’alimentazione a crudo), nella quale l’intestino “accetta molto meglio” alimenti diversi, e il cambio graduale giorno per giorno perde di qualunque significato.

Riguardo invece il cambio graduale quando si varia completamente la tipologia della dieta, ci sono diverse linee di pensiero: qualcuno preferisce seguirlo, per cercare di evitare la diarrea, qualcun altro preferisce cambiare in modo netto perché, vista la forte differenza tra le due diete, un po’ di diarrea comunque c’è, quindi tantovale completare il cambio il prima possibile.

Personalmente non seguo nessuna delle due linee, ma tendo a valutare il singolo animale e prendere una decisione singola, per ogni situazione; l’importante è però capire che non c’è una scelta giusta o sbagliata nel cambio alimentare, ma che tutto dipende dalla singola situazione, per il singolo animale, con attenzione particolare in presenza di patologie.

Ma, in linea di massima, quando il cambio graduale è utile e quando non serve?

Per lasciarvi con un piccolo “vademecum” delle situazioni in cui in genere (quindi comunque va visto caso per caso) il cambio graduale serve o non serve (o, anzi, è addirittura dannoso) è utile riportare una breve casistica.

Il cambio graduale dei croccantini è utile quando:

  • Il cane o il gatto è sano: in questo modo si evita una diarrea da cambio alimentare e si evita così una preoccupazione inutile;
  • Il cane o il gatto ha patologie che non causano diarrea: in casi di vomito, problemi respiratori, urinari e via dicendo, una diarrea da cambio alimentare è un problema in più da affrontare: con il cambio graduale si può evitare;
  • Si usano croccantini molto ricchi di fibre: siccome è la fibra la componente principale che causa la diarrea, meglio cambiare gradualmente;
  • Il cane o il gatto è allergico ad alcuni alimenti: dalla letteratura sappiamo che quando un cane o un gatto è allergico almeno ad un alimento, è molto probabile che sia allergico anche ad altri alimenti ma non lo sappiamo; il cambio graduale permette di capire, evitando diarree improvvise, se l’alimento nuovo causa allergia, permettendoci di tornare indietro.
  • Si cambia alimentazione, ad esempio passando dai croccantini a una dieta casalinga; siccome alcuni ingredienti della nuova dieta potrebbero comunque dare problemi, un cambio graduale (che poi è una rimozione graduale) dei croccantini può essere utile.

Il cambio graduale dei croccantini NON è utile quando:

  • Il cane o il gatto ha già la diarrea. Il sintomo c’è già, fare il cambio graduale aumenterebbe solo il periodo di diarrea, se il nuovo cibo risolvesse; se il nuovo cibo non risolve, non cambia nulla, ma aspettare è inutile: meglio un cambio netto.
  • Si è fatto da poco un cambio di croccantini e i nuovi hanno causato problemi (diarrea, vomito, grattamento); in questo caso, un cambio graduale per tornare ai vecchi non solo è inutile ma addirittura dannoso, perché i nuovi croccantini stanno causando una patologia di cui stiamo solo allungando il decorso.
  • Si passa a un alimento che il cane o il gatto aveva già mangiato: la diarrea potrebbe comparire, ma sappiamo già che sparirà da sola nel giro di qualche giorno.
  • Si cambiano gli alimenti tutti i giorni: è difficile che questo succeda con i croccantini, ma frequentissimo quando si usa alimentazione umida o casalinga, a cotto e a crudo: in questi casi la variabilità degli alimenti spesso è giornaliera, e il cambio graduale perde di significato.
  • Si sono finiti i vecchi croccantini e non ce n’eravamo accorti: questo ultimo consiglio serve più a placare l’ansia dei proprietari che, avendo finito i vecchi croccantini, non sanno come fare per introdurre i nuovi perché non possono fare il cambio graduale: non fatelo. Non succede nulla. Nella maggior parte dei casi ci sarà un po’ di diarrea, autolimitante, che guarisce da sola. Se per motivi gestionali o di tempo non avete la possibilità di fare il cambio graduale, non preoccupatevi perché le conseguenze non sono così gravi come potreste immaginare.
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