La fitoterapia veterinaria è la parte della medicina veterinaria che si occupa dell’utilizzo delle piante medicinali come terapia per le diverse patologie che possono interessare il cane e il gatto.
Si tratta di una soluzione terapeutica spesso utilizzata dal Medico Veterinario nella pratica clinica, soprattutto nelle situazioni in cui non si ritiene opportuno effettuare una terapia con i trattamenti medicinali non fitoterapici, a causa dell’inadeguatezza del meccanismo d’azione per la condizione in corso oppure per scongiurare eventuali effetti collaterali.
Tuttavia, nella pratica clinica noto che c’è molta confusione tra i proprietari riguardo a questo tipo di terapia, una terapia medicinale a tutti gli effetti facente parte della medicina tradizionale che viene confusa con altri tipi di terapia o con pratiche che non riguardano affatto la medicina. Cerco quindi di chiarire, in questo articolo, cos’è la Fitoterapia Veterinaria e quali opportunità offre per la cura delle patologie del cane e del gatto.
Cos’è la fitoterapia?
Inizio riportando la definizione di Fitoterapia.
La Fitoterapia è la disciplina medica che consente un corretto uso a scopo preventivo o terapeutico di piante medicinali e loro derivati, in relazione alle proprietà farmacologiche dei costituenti chimici presenti nella pianta e in particolare nel prodotto utilizzato. La fitoterapia non segue filosofie o credenze religiose, né metodologie diagnostiche o terapeutiche diverse alla medicina scientifica (Fiorenzuoli, Fitoterapia Clinica, 4 ed., Elsevier, 2008, pag. 5).
Per questo motivo, la Fitoterapia è a tutti gli effetti un sottoinsieme della più ampia farmacologia; si basa sullo studio della pianta, sull’identificazione delle molecole contenute, sulla letteratura scientifica che riguarda quelle molecole e le loro potenzialità terapeutiche, sulla conoscenza dei meccanismi d’azione noti di quei principi attivi.
La Fitoterapia si riferisce, tuttavia, non al singolo principio attivo contenuto nella pianta, ma ad un insieme di principi attivi noti che permettono di ottenere un effetto terapeutico grazie ad una sinergia: si parla quindi di fitocomplesso. Il fitocomplesso è un insieme di molecole, solitamente simili, che con un meccanismo d’azione leggermente differente tra loro permettono di ottenere un effetto unico.
Questo non è un caso: la pianta, infatti, produce quelle specifiche molecole generalmente per un proprio meccanismo difensivo o di sopravvivenza. Poiché, tuttavia, le insidie (anche per una pianta) sono tante, la produzione di una sola molecola potrebbe non essere sufficiente per ottenere l’effetto necessario, e la selezione naturale ha favorito piante che riuscissero ad ottenere un miglior vantaggio contro ciò che le minacciava.
Per fare un esempio pratico: alcuni estratti delle piante hanno effetto antibatterico, e proteggono la pianta da malattie batteriche proprie. Una sola molecola, tuttavia, potrebbe difenderla contro uno specifico patogeno, ma non contro un’altro: lo sviluppo di una seconda molecola specifica per il secondo patogeno è quindi più utile alla sopravvivenza, e così lo sviluppo di una terza, o di una quarta molecola: il gruppo di molecole prodotte porta ad un’azione sempre simile (battericida, in questo esempio), ma l’effetto si ottiene grazie ad una sinergia tra le diverse molecole, i principi attivi, che si possono trovare all’interno della pianta.
Quando si fornisce un fitoterapico a scopo terapeutico, quindi, vogliamo fornire al paziente tutto il fitocomplesso e non una singola molecola: questo secondo approccio è invece tipico della normale farmacologia.
Tuttavia, nella scelta del prodotto fitoterapico da utilizzare non è sufficiente fornire una parte della pianta scelta, ma questa deve essere conosciuta, ne deve essere valutata la qualità e soprattutto deve essere conosciuta la classe di principi attivi, il fitocomplesso, e la relativa dose terapeutica.
In altre parole, fornire un “prodotto a base di Ribes nigrum” non significa fornire un fitoterapico. La pianta, nelle sue diverse parti (frutto, gemme, foglie, radici) produce molecole diverse e, a seconda dello scopo che abbiamo, dobbiamo essere certi di scegliere non solo la pianta ma anche la parte della pianta che contiene i principi attivi e dobbiamo avere un’idea della quantità dei principi attivi tramite le indicazioni dell’azienda produttrice del prodotto stesso: non valutare anche solo una di queste parti potrebbe significare, per esempio, fornire un prodotto ricavato da una parte della pianta che non contiene il fitocomplesso, oppure ricavato dalla parte della pianta che lo contiene ma che ne ha troppo poco: l’efficacia terapeutica del prodotto sarebbe in questo caso nulla, e in certi casi la somministrazione potrebbe essere addirittura dannosa per l’animale.
Per questo motivo la fitoterapia è una pratica medica che, per gli animali, può essere eseguita esclusivamente da un Medico Veterinario (essendo la Terapia un Atto Medico Veterinario). Chiunque non sia un Medico Veterinario ed imposti una terapia (non solo Fitoterapia, ma una terapia di qualsiasi tipo al fine di curare una patologia) sta commettendo Abuso di Professione Medico-Veterinaria.
Il termine “Fitoterapia” è riconosciuto da FNOVI (Federazione Nazionale Ordine dei Medici Veterinari) e la fitoterapia può essere eseguita sugli animali esclusivamente da un Medico Veterinario.
Qual è la differenza tra la fitoterapia e la farmacologia?
Questa è una delle domande più comuni che viene posta dai proprietari, che ha una risposta spesso inattesa: non c’è differenza tra la farmacologia e la fitoterapia, di base, essendo la farmacologia la disciplina che studia l’interazione tra le molecole e gli organismi viventi. La farmacologia comprende anche la fitoterapia, che ne costituisce a tutti gli effetti un sotto-insieme.
Non solo: i prodotti legalmente definiti Fitoterapici, cioè quei prodotti che forniscono al paziente garanzia di efficacia, qualità e sicurezza (come tutti i farmaci), rientrano nelle definizioni di Medicinale Fitoterapico e di Medicinale Fitoterapico Tradizionale. Entrambe le categorie seguono le vigenti normative sul farmaco, e proprio come le altre categorie farmacologiche possono richiedere o meno obbligo di ricetta medica per essere somministrati al cane e al gatto.
Dal punto di vista pratico, la differenza può risiedere nella scelta di un principio attivo singolo, un farmaco “tradizionale” se così vogliamo, e un fitocomplesso: questa è la distinzione principale poiché alcuni principi attivi singoli sono essi stessi estratti da piante (per esempio, la Digossina è una molecola estratta da Digitalis purpurea). La differenza tra i due trattamenti terapeutici sta nel volere del medico di preferire un singolo principio attivo ad un fitocomplesso, o viceversa.
La scelta viene effettuata dal medico, sulla base del diverso meccanismo d’azione: a seconda della condizione clinica del paziente, infatti, ci saranno alcune situazioni in cui deve essere utilizzato un principio attivo singolo, altre in cui deve essere utilizzato un fitocomplesso, altre in cui devono essere utilizzati entrambi in virtù delle diverse interazioni che hanno sui meccanismi d’azione.
La domanda spesso rivolta dai proprietari “Ma non c’è qualcosa di naturale per…” è una domanda priva di senso dal punto di vista terapeutico. Lo scopo della terapia è quello di prevenire o curare condizioni patologiche, ed è uno scopo unico; a seconda della condizione, il Medico Veterinario sceglie (naturalmente secondo le proprie conoscenze) quella che ritiene la soluzione migliore in quella situazione per ripristinare la salute e il benessere del paziente.
Va da sé, naturalmente, che per utilizzare fitoterapici il medico li deve per prima cosa conoscere: il fatto che non tutti i colleghi conoscano l’utilizzo delle piante medicinali rende necessario rivolgersi, qualora si voglia valutare questa possibilità o altri trattamenti farmacologici abbiano fallito, ad un veterinario che si occupi di Fitoterapia Veterinaria (nel mio personale caso, verificabile dall’ottenimento del Master in Fitoterapia Veterinaria, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Bologna).
Con cosa NON deve essere confusa la Fitoterapia?
L’utilizzo delle piante medicinali da parte di un Medico Veterinario (o di un Medico Chirurgo, per quanto riguarda la medicina umana) viene spesso confuso con termini inesatti, che identificano in alcuni casi scelte terapeutiche diverse ma ad esclusiva competenza medica, in altri casi discipline completamente diverse (non mediche) e, in ultima analisi, veri e propri ciarlatani con specializzazioni inventate a tutti gli effetti.
Occupandomi personalmente di Fitoterapia, per evitare la confusione, cerco di fare un po’ di chiarezza per i fraintendimenti più comuni da parte dei proprietari.
Per questo motivo, definito nei paragrafi precedenti cos’è la Fitoterapia Veterinaria, e assunto che ogni tipo di terapia è un Atto Medico Veterinario e come tale può essere eseguito solo da un Medico Veterinario, propongo un piccolo elenco di termini che non devono essere confusi con “Fitoterapia”.
- Omeopatia: Si tratta di una medicina non convenzionale basata sull’utilizzo di Medicinali Omeopatici per la terapia delle diverse patologie. E’ la disciplina che viene più spesso confusa con la fitoterapia, anche se si tratta di due cose completamente diverse. La differenza fondamentale sta nel fatto che mentre la Fitoterapia si occupa dell’utilizzo delle piante medicinali in virtù del principio attivo in esse contenuto, l’Omeopatia si basa sull’utilizzo di rimedi che non contengono alcun principio attivo analiticamente rilevabile, a causa delle diluizioni consecutive che vengono effettuate durante la preparazione del farmaco, diluizioni che portano ad una concentrazione bassissima di principio attivo tale da non essere più rilevabile. E’ quindi un assunto sbagliato pensare che l’Omeopatia sia la cura con le piante medicinali. La comunità scientifica la considera una pseudoscienza, al contrario della fitoterapia. Tuttavia, va ricordato che l’Omeopatia è una disciplina riconosciuta da FNOVI (Federazione Nazionale Ordini dei Medici Veterinari) e chi la pratica sugli animali deve necessariamente essere un Medico Veterinario.
- Medicina Tradizionale Cinese: Si tratta di un impianto medico completamente diverso dalla medicina tradizionale, basato sull’assunto che l’energia vitale del corpo (qi) circola attraverso dei canali, chiamati meridiani, che si ramificano collegandosi agli organi e alle funzioni corporee. Si tratta per così dire di un’interpretazione filosofica della medicina, e anche se tra i rimedi consigliati da chi la pratica sono compresi alcuni rimedi fitoterapici, l’intersezione tra le due discipline è minima. La comunità scientifica la considera una pseudoscienza, al contrario della fitoterapia. Tuttavia, la Medicina Tradizionale Cinese è una disciplina riconosciuta da FNOVI (Federazione Nazionale Ordini dei Medici Veterinari) e chi la pratica sugli animali deve necessariamente essere un Medico Veterinario.
- Naturopatia: Si tratta di un termine generico privo di riconoscimento da parte della FNOVI (Federazione Nazionale Ordini dei Medici Veterinari) e privo di qualsiasi riconoscimento normativo. Per questo motivo, ad oggi il termine è da ritenersi completamente inventato. Per quanto esistono figure non mediche che consigliano non meglio precisate “terapie naturali” anche per il cane e per il gatto, risulta sempre utile ricordare che qualunque terapia può essere impostata esclusivamente da un Medico Veterinario. La comunità scientifica la considera una pseudoscienza.
- Aromaterapia: si tratta di un termine non riconosciuto da parte della FNOVI (Federazione Nazionale Ordini dei Medici Veterinari) e privo di qualsiasi riconoscimento normativo. In realtà identificherebbe un sottoinsieme della fitoterapia, cioè l’utilizzo a scopo terapeutico di una componente estratta da alcune piante, gli Oli Essenziali, molecole lipidiche volatili contenenti, tra gli altri, terpeni, estratti in corrente di vapore. Contenendo un fitocomplesso ad azione attiva fa a tutti gli effetti parte della fitoterapia, ma il termine viene spesso utilizzato a sproposito (anche a causa dell’assenza di qualunque tipo di riconoscimento di questo termine). Quando utilizzata correttamente da un Medico Veterinario, è una scienza, anche se è necessario far attenzione agli utilizzi impropri del termine (e comunque, se utilizzata a fini terapeutici la terapia deve essere impostata da un Veterinario).
- Floriterapia: anche se potrebbe far pensare alla parte della fitoterapia che si occupa esclusivamente dei fitocomplessi presenti nei fiori, è una cosa completamente diversa. Si tratta infatti di una terapia basata sui Fiori di Bach, fiori che subiscono un’estrazione in alcool ma che vengono successivamente diluiti fino a quando gli estratti non sono più analiticamente rilevabili nel rimedio. In questo senso, è una disciplina molto simile all’omeopatia. Il termine, però, in questo caso non è riconosciuto. In conseguenza, è anch’essa considerata una pseudoscienza dalla comunità scientifica.
- Erboristeria: L’erboristeria è la scienza che si occupa della coltivazione, raccolta, stabilizzazione, conservazione, controllo di qualità e commercio delle piante officinali, cioè delle piante utilizzate nelle officine erboristiche per vari scopi: medicinale, aromatico, cosmetico, profumiero. Comprende quindi la preparazione delle piante, ma (a differenza della fitoterapia) non l’utilizzo a scopo medicinale, in quanto una terapia (compresa la fitoterapia), in quanto Atto Medico, può essere impostata sugli animali esclusivamente da un Medico Veterinario e non da un erborista, che invece è esperto nella conoscenza e nel trattamento delle piante e dei loro derivati, e si occupa quindi della loro trasformazione e commercializzazione.
Qualora abbiate un cane o un gatto con una patologia ed aveste interesse nel tentare un approccio fitoterapico, se non è già stato proposto, potete richiedere una visita veterinaria o una consulenza all’indirizzo valerioguiggi@gmail.com.
Buongiorno dottore io farò il suo corso di alimentazione per i cani ma vorrei sapere se esiste anche qualche piccolo corso per fitoterapia sempre per cani. Grazie
Buongiorno Mirko. Si, esiste, all’Università di Bologna. E’ aperto solamente ai Medici Veterinari, perché per legge solo un Medico Veterinario può impostare una terapia (sia essa nutrizionale, fitoterapica, chirurgica, fisioterapica, comportamentale…) ad un cane o ad un gatto. Se anche ce ne fossero per figure professionali diverse, poi queste figure non potrebbero impostare piani terapeutici (pena abuso di professione veterinaria e sarebbe di fatto inutile (se non per cultura personale).
Tra gli animali domestici, il cane rappresenta quello che pi di altri va incontro a problemi epatici. In questo contesto, diamo per assodata la conoscenza delle strutture e delle funzioni intrinseche del fegato. Anche nel caso dei cani, i fattori eziologici sono diversi e ancora non perfettamente conosciuti, come reazioni ai virus, ai farmaci, alla leptospirosi o all’effetto cumulativo di tossine ambientali.
Buongiorno,
Pubblico il commento perché ha una sua logica, ma onestamente non ne ho capito il senso: può spiegarsi meglio?
Buongiorno,
si possono utilizzare rimedi fitoterapici per la gravidanza isterica? più da un punto di vista comportamentale che fisico. E’ possibile prevenire e/o limitare il nervosismo del cane, l’aumento della possessività e dell’aggressività che alcune cagne hanno in quel periodo?
Grazie
Buongiorno Elisabetta.
La ringrazio per la domanda però si, appunto, sono problemi di natura comportamentale; non le so rispondere perché io non mi occupo di comportamento (né di riproduzione, in questo caso), pertanto magari ci sono fitoterapici adatti ma non li conosco io; bisogna chiedere a un collega che si occpua anche lui di fitoterapia, ma anche di comportamento. Io mi occupo delle patologie risolvibili con la nutrizione (parte gastroenterologica, urologica, osteo-articolare principalmente).
Buongiorno dottore, intanto le faccio i miei complimenti per il suo blog da cui sto imparando molto ed approfitto di questo spazio per chiederle se secondo lei alcuni rimedi fitoterapici antiemorragici (es: borsa del pastore), sono adatti per essere somministrati ai gatti.
Grazie ed ancora complimenti.
Elena Zerr
Buongiorno Elena, grazie per la domanda.
Io la borsa del pastore la metto nell’insalata 🙂 però non conosco letteratura scientifica, nemmeno di sicurezza, nei gatti. Consideri che la valutazione mia è in primo luogo del tipo “la possono mangiare”, occupandomi di nutrizione, e in questo senso non ho trovato letteratura né nel cane, né nel gatto. Se era interessata ad un utilizzo invece topico, direttamente sulla pelle, invece non lo so perché non occumandomi di dermatologia non approfondisco questa parte della fitoterapia: in questo senso bisogna chiedere ad un collega che si occupi come me di fitoterapia, ma nello specifico per la parte dermatologica.