La lista degli ingredienti negli alimenti per cani e gatti è, insieme all’etichettatura nutrizionale, una delle parti più importanti delle confezioni degli alimenti per cani e gatti.
Dalla lista si possono capire tantissime informazioni sulla qualità degli alimenti, e soprattutto si possono scoprire alcuni “trucchetti” che i produttori utilizzano per mascherare la scarsa qualità dell’alimento, rispetto ad altri: scopriamo le cose più importanti da valutare da questa importantissima parte dell’etichetta.
Se preferite vedermi parlare, ho dedicato uno dei miei primi video proprio a questo argomento, altrimenti potete procedere con la lettura dell’articolo.
La lista degli ingredienti
Iniziamo dicendo che la lista degli ingredienti non è facoltativa, ma è obbligatoria emdeve essere sempre inserita nelle confezioni degli alimenti per cani e gatti.
Ce lo dice il Regolamento CE 767/2009, il quale ci fa sapere anche che, negli alimenti per animali, non si parla di “ingredienti”, che fanno riferimento agli alimenti umani, ma di materie prime, quindi le leggi che regolano l’etichettatura di un alimento per l’uomo sono diverse rispetto a quelle che regolano gli alimenti per animali.
La lista delle materie prime è obbligatoria ai sensi degli articoli 16 e 17 del regolamento che abbiamo citato prima, che richiede un ordine particolare per indicare le materie prime: queste devono essere indicate in ordine decrescente per quantità presente all’interno dell’alimento.
Per questo motivo, il primo ingrediente che compare nella lista sarà quantitativamente il più numeroso, poi il secondo, il terzo e così via, fino ad arrivare agli ultimi che sono i meno rapresentati. Bisogna notare però che la percentuale degli alimenti non deve essere indicata, di solito, per proteggere il segreto industriale dell’azienda che fabbrica l’alimento.
C’è una sola eccezione: quando l’ingrediente è definito caratterizzante, ovvero quando è pubblicizzato. Se si vede, per esempio, un melograno sulla confezione dell’alimento, per chi produce l’alimento diventa obbligatorio indicarne la percentuale, che sarà scritta tra parentesi.
Questo ci consente di capire due cose:
- Possiamo avere un’idea della quantità degli ingredienti. Se, ad esempio (per assurdo), al primo posto troviamo la farina e al secondo la carne di cervo che, però, è l’1%, la farina sarà tantissima, e siamo davanti al classico “becchime per le galline”; di solito le cose non sono così nette, ma riflettere un attimo e fare qualche conto matematico non guasta;
- Possiamo sapere quanto di quell’ingrediente c’è davvero in quell’alimento. Se, per esempio, viene pubblicizzato il melograno o il mirtillo, che però sono presenti per lo 0,5%, (5 grammi per chilo) e consideriamo anche la perdita di acqua in cottura… Di melograno o di mirtillo ne rimarrà poco o niente.
Questo è un primo trucco che le aziende utilizzano per far acquistare un certo prodotto, contando sul fatto che… le persone non leggono la lista delle materie prime.
Un’altra cosa importante è controllare gli ingredienti: anche se sono diversi tra loro, vanno letti tutti e bisogna capire con precisione che cosa c’è dentro all’alimento.
La legge, infatti, non è molto chiara relativamente alla denominazione degli alimenti, anche se sono state emanate diverse leggi che elencano la denominazione delle materie prime, che sono:
- La legge 281/1963
- Il Decreto Legislativo 360/1999
- Il Reg. UE 242/2010
- il Reg. UE 575/2011
- il Reg. UE 68/2013 (aggiornato al Reg. UE 2017/1017).
Nonostante le leggi, la distinzione degli ingredienti, specialmente quelli di origine animale come la carne, non è ancora chiarissima, e comunque è interpretabile; vige il principio secondo il quale “la lista delle materie prime non deve essere ingannevole”, ma di fatto definire l’inganno non è facile. Inoltre, quando c’è poca chiarezza, gli inganni sono dietro l’angolo.
Eccone due tra i più interessanti.
Materie prime simili indicate con nomi diversi
È uno deit trucchi più comuni per mascherare la qualità di un alimento. Di solito viene fatto con le farine, visto che non sono prodotti affatto di qualità, e viene sfruttato in questo modo.
Se in un alimento troviamo una lista del tipo:
- Carne di pollo, farina di mais, mais, farina di frumento, …
La carne è più delle farine se prese singolarmente, ma la differenza tra farina di mais e mais, praticamente… non esiste (ma legalmente sono diverse perché è lo stesso mais in parte già macinato prima di essere messo nell’alimento, in parte ancora da macinare)! Questo significa che sommando farina di mais e mais, rispettivamente al secondo e terzo posto, otteniamo più mais che carne in un alimento per cani! Da notare che le farine non vengono mai pubblicizzate come alimento caratterizzante, per cui non troviamo mai indicata la percentuale… Non avrebbe senso pubblicizzare la farina.
E, per inciso… È un prodotto che esiste davvero.
Le percentuali parziali
Supponiamo di avere davanti a noi un alimento, non monoproteico, sulla cui confezione viene pubblicizzato l’agnello.
In etichetta troviamo una lista del tipo:
- Carne fresca (di cui 4% carne di agnello), farina di mais (20%)…
Notiamo che la carne di agnello che viene pubblicizzata con un bell’agnello in vista, sulla confezione, in realtà è solo il 4% del totale dell’alimento. Di solito le persone non ci pensano, ma le leggi che abbiamo citato prima consentono al produttore di indicare solo la categoria di alimento e non la specie da cui proviene quell’alimento.
Questo significa che di tutta la carne presente (superiore, sicuramente, al 20%) solo il 4% sarà effettivamente agnello, mentre il resto sarà carne di… non lo sappiamo, perché il produttore dell’alimento può non scriverlo!
Sono quindi sempre e comunque da preferire alimenti che indicano precisamente l’origine della carne, senza rimanere sul generico o riportare alimenti in percentuale parziale. Se ci fosse stato scritto “Carne di agnello 30%” potevamo essere sicuri che si trattasse di un alimento fatto soprattutto con agnello, mentre questo tipo di lista è fatta per trarre in inganno il consumatore che, per estensione, pensa che quell’alimento sia composto solo da agnello!
Provate a cercare su Google “Di cui pollo 4%” (con le virgolette, così trova proprio la frase) per vedere quanto viene sfruttato questo trucco dalle aziende!
Purtroppo, però, questi sono solamente alcuni dei trucchi utilizzati dalle aziende e derivanti dai “buchi normativi” che l’attuale legislazione lascia. Per riuscire a saperne di più bisogna aspettare nuove leggi o, in alternativa, scoprire i più piccoli cavilli in quelle vigenti per capire come possono muoversi i produttori… cosa che personalmente sto facendo, e che verrà trattata nello specifico negli articoli dei prossimi mesi.
Interpretare gli ingredienti
Quelli riportati sono solo alcuni dei “trucchi” utilizzati dalle aziende per rendere più complessa la lettura dell’etichetta del prodotto, e mascherare una scarsa qualità dello stesso. E’ tuttavia importante anche interpretare i nomi degli ingredienti che troviamo in etichetta: questo video può essere utile per saperne di più.
Egr. Veterinario, ho apprezzato molto il suo articolo a maggior ragione perché oltre ad essere un consumatore responsabile appartengo alla famiglia dei produttori di Per Food. Oltre a quello che ben ha spiegato vorrei suggerirle di consigliare soprattutto la lettura delle integrazioni!!! X ultimo ma FONDAMENTALE faccia un articolo su la specifica SAFULLA di “carne fresca” sui cartellini dei prodotti…quella è la vera bufala che attrae il consumatore!!!
Buongiorno Krizia, si, è un argomento molto interessante, ne parlerò volentieri. Lo segno nella lista degli argomenti da affrontare 🙂
Buonasera dottore, la ringrazio per questo interessante articolo, vorrei chiederle cosa si intende per “farina di pesce” sulle etichette di alcuni alimenti secchi (crocchette) per gatti e come questa venga realizzata, inoltre non mi è chiaro se le crocchette che contengono mais rispetto ad altri cereali siano più o meno digeribili… Grazie
Buongiorno Stefania,
la “farina di pesce” è pesce essiccato e successivamente sfarinato, quindi impastato nell’impasto totale del croccantino e poi cotto (con tutto il croccantino). Per come è scritto, “Farina di pesce” può comprendere qualunque specie di pesce (quindi sia pesci ossei come il salmone che pesci cartilaginei, come il palombo) e qualunque parte del corpo, tranne il contenuto dell’apparato digerente (che, in base alle normative, non potrebbe essere mai presente come ingrediente dei croccantini); ci sono anche le lische, che tuttavia non devono superare una certa percentuale all’interno della farina totale.
Per il mais, la parte digeribile è l’amido, che nei croccantini subisce un’espansione (simile a quella che può vedere quando fa i popcorn in casa) che lo rende molto digeribile, in teoria al 100%; processo simile avviene anche per gli altri cereali. Il problema è che il mais potrebbe essere troppo, e allora la capacità digestiva dell’animale fa sì che in parte venga assorbito, in parte no, per un problema però non tanto del mais, quanto dell’animale che non riesce a scomporre l’amido e quindi ad assorbire i singoli carboidrati che ne derivano. Ma questo avviene tanto con il mais quanto con tutti i cereali che si possono trovare nei croccantini. A meno di dover eliminare il mais come sospetto componente che causa reazioni avverse, non c’è una ragione particolare per preferire ad esempio l’amido di patata a quello di mais.
Salve, e grazie per la possibilità di chiedere..
ho un dubbio…
C’è differenza tra l’indicazione “agnello (30%)” e “agnello 30%?
Grazie
Buongiorno Giacomo,
No, scritto così non c’è differenza. Ci potrebbe essere una differenza se fosse scritto “Carne fresca (di cui Agnello 30%)”, cioè un terzo di quella carne è Agnello, mentre nella dicitura che menziona l’agnello costituisce, in entrambi i casi, il 30% degli ingredienti iniziali inseriti all’interno dell’alimento.
Buongiorno Valerio,
Se nella lista degli ingredienti anziché trovare la dicitura “carne di cui”, troviamo invece “manzo (30% polmone, carne, cuore, reni), pollo (30% fegato, stomaco, gola) dopodiché nessun’altra percentuale, come si fa a capire il restante 40% da cosa è costituito? Il mio è solo un esempio, ma ho trovato delle composizioni in cui le percentuali sommate davano a malapena la metà del totale e non capisco come interpretare questa cosa.
Grazie mille!
Buongiorno. Dipende da etichetta ad etichetta, a volte le indicazioni sono difficili da interpretare, però nell’esempio che ha fatto sembrerebbe che il 30% sia manzo, il 30% pollo e il rimanente 40% tutti gli altri ingredienti che ci sono, messi insieme (fonti vegetali, fonti di amido, additivi, minerali, appetizzanti e via dicendo). Per legge (Reg. UE 767/09) non è obbligatorio indicare le percentuali di tutti gli ingredienti, ma solo di quelli che vengono pubblicizzati in grande sulla confezione. Le percentuali degli altri si possono solo “intuire” sapendo che gli altri ingredienti sono in ordine decrescente per percentuale. Anche se il numero può non essere indicato l’ordine va rispettato.
Buongiorno dottore,
Vorrei sapere se per il cibo sia secco che umido per animali è obbligatorio indicare il paese di provenienza o se è sufficiente indicare UE.
Grazie infinite.
Olga
Buongiorno, è obbligatorio (Art. 14, Reg. UE 767/09) indicare l’indirizzo del produttore e, se presente, il numero di riconoscimento. Da lì è possibile risalire al paese preciso. Questo consente di risalire anche al produttore in un paese extra UE, nel caso. Non è invece obbligatorio indicare l’origine delle materie prime.
Bunasera, cvorrei sapere se alimenti per gatti con primo ingrediente mais sono buoni
Buongiorno Silvia. Difficile rispondere, dipende dagli altri ingredienti, cioè se il primo ingrediente è il mais e dopo ci sono 5 ingredienti derivanti dalla carne e di buona qualità può esserlo. Di solito non lo è, ma l’etichetta va letta per intero, non ci si può fermare al primo ingrediente.
Buongiorno, se possibile vorrei avere informazioni sulle crocchette pressate a freddo, più esattamente vorrei capire se vengono usate alte temperature come le altre. Grazie
Buongiorno. Si, certamente vengono utilizzate temperature di almeno 90°, non è una scelta dell’azienda produttrice ma è una precisa indicazione legale del Reg. UE 142/11 che deve essere seguita da tutte le aziende. Trova le informazioni e la documentazione tecnica e scientifica in questo video che ho realizzato: https://www.youtube.com/watch?v=VE-GmA1NQZ8.
Buon pomeriggio dottore, volevo sapere se lei predilige il cibo per cani con riso o con patate. Spesso sulle pagine facebook il riso viene demonizzatoe non ne capisco il motivo in più vorrei sapere perché il mio cane quando lo alimentavo con cibo casalingo preparato da me faceva una piccola quantità di feci una volta al giorno, con qualsiasi marca di crocchetta le feci sono più voluminose oltre che più abbondanti.
Buongiorno Donatella. Io non prediligo nessuno dei due, valuto caso per caso quando è meglio uno, quando l’altro, quando nessuno dei due. Sulle pagine Facebook chi argomenta dovrebbe riportare le fonti scientifiche, altrimenti l’opinione del singolo non conta (magari il cane Pippo, di chi scrive, è allergico al riso, ma è un problema di Pippo che però Pluto non ha, non so se mi spiego). La differenza di feci invece dipende dal fatto che il cibo casalingo è molto più digeribile rispetto ai croccantini, e un alimento più digeribile fa produrre meno scarto, quindi meno feci. I croccantini, meno digeribili, portano un volume e una quantità fecale maggiore.
Buongiorno dottore, a cosa si riferisce la dicitura “pollame”?
Che differenza fa con pollo?
La ringrazio.
Raffaella
Buongiorno Raffaella,
Grazie per la domanda.
Con “pollame”, come specificato dal Reg. 853/04, all. 1, si intendono tutti gli avicoli. La definizione normativa è “carni di volatili di allevamento, compresi i volatili che non sono considerati domestici ma che vengono allevati come animali domestici, ad eccezione dei ratiti. Per cui polli, tacchini, faraone, fagiani; sono esclusi solo gli struzzi.
E’ una necessità dell’azienda per poter cambiare le fonti proteiche avicole a seconda delle materie prime economicamente più convenienti.
Quando c’è scritto “pollo”, invece, è solamente appunto pollo, Gallus gallus.
Buongiorno Dottore, mi chiedevo se la “carne fresca” ha senso se poi alla fine viene comunque cotta. A questo punto non è da preferire un cibo con sola “carne disidratata”?
Grazie
Buongiorno Marco,
Certo che viene cotta, rimanesse cruda i croccantini marcirebbero nel giro di qualche ora. E infatti bisogna tenere conto che la quantità di carne fresca indicata in composizione si riduce a circa il 30% nel prodotto finito.
Buongiorno dottore mi chiedevo è meglio usare croccantini o preparare il cibo a casa? E se si prepara a casa non si rischia di non essere equilibrato?
Buongiorno Maddalena, per vari motivi (che trova qui https://www.youtube.com/watch?v=ii5S_hOnaOA ) è meglio il casalingo. Però, come dice, rischia di non essere bilanciato correttamente, per questo deve essere formulato da un veterinario che si occupa di nutrizione; se segue le indicazioni non ci sono rischi perché ha un veterinario che le garantisce il bilanciamento esattamente come, quando usa un croccantino, ha la garanzia del bilanciamento da parte dell’azienda mangimistica.
Secondo le diciture ufficiale cosa significa se su un alimento c”e scritto”con pollo”?
Buongiorno Mariana,
“Con pollo” indica che il pollo costituisce almeno il 4% degli ingredienti di quel prodotto.
SECONDO LE DICITURE UFFICIALI COSA SIGNIFICA SE SU UN ALIMENTO C”E SCRITTO “ARICCHITO CON SALMONE”?
Buongiorno Mariana,
“Arricchito” non ha una denominazione ufficiale. L’azienda potrebbe aver usato in modo fantasioso in virtù di “Aromatizzato”, che significa che il salmone c’è, ma è presente dallo 0 al 4% nel prodotto in questione.
Buongiorno Valerio,
mi è stato detto che c’è differenza fra una etichetta con scritto carne di agnello 40% (di cui agnello fresco 25% e agnello disidratato 15%), e una etichetta con scritto carne di agnello (fresca 25% e disidratata 15%).
Poiché nel secondo caso non viene dichiarata la percentuale totale di agnello (prima della parentesi), ma solo la differenza fra la quantità disidratata e fresca.
Nel senso che potrebbe ad esempio anche esserci solo un 10% di agnello in totale, e di questo 10, il 25% è fresco e il 15% è disidratato.
Le risulta? Grazie molte.
Buongiorno Federico.
La sua ipotesi è corretta, nel senso che per come è scritto sarebbero rispettivamente il 25% e il 15% della carne di agnello totale del prodotto; ossia, se ci sono 40 grammi di carne di agnello in questo prodotto, la fresca e la disidratata non sono 25 e 15 rispettivamente, ma il 25% e il 15% di 40, ossia all’incirca 10 grammi e 6 grammi rispettivamente.
Tuttavia, gli altri 24 grammi che mancano per arrivare a 40 sono comunque carne di agnello; siccome è strano che non venga dichiarato di che tipo (o è fresca, o è disidratata, non ci sono alternative), e siccome mi sembra strano che cambino a seconda delle disponibilità (cambierebbe sempre la quantità delle proteine grezze, dovrebbero ripetere le analisi ogni volta) sono più orientato a pensare che sia semplicemente un refuso in questa etichetta specifica, e che avrebbero voluto scrivere “carne di agnello (fresca 25% e disidratata 15%)”. Credo, non posso saperlo con certezza naturalmente.
Buongiorno dottore e grazie per le spiegazioni fornite!
Leggo sull’etichetta dellle crocchette la dicutura al primo posto tra gli ingredienti: “Proteine animali trasformate* (pollo min. 40%)” e l’asterisco significa “Fonte naturale di Glucosamina e Condroitin solfato” mi puo spiegare come interpretarla?
Alla fine c’è o non c’è il pollo al 40%??
Grazie mille
Buongiorno Daniele. Si, c’è il pollo (le parti peggiori del pollo, perché sono “proteine animali trasformate”, almeno per il 40% delle altre proteine. Il rimanente 60% non si sa cos’è. “Fonte naturale di Glucosamina e Condroitin solfato” non vuol dire nulla, per avere un effetto bisogna sapere quante ce ne sono sennò è inutile.
Buongiorno, io volevo chiedere, per capire se il pollo è idrolizzato (mi hanno detto che è meglio per chi è intollerante), cosa deve esserci scritto nelle etichette?
Io spesso trovo scritto ‘carni e derivati’ ‘carni e sottoprodotti’ che sono praticamente tutte pollo.
Buongiorno Marianna.
C’è scritto direttamente “idrolizzato”, quindi di solito il primo ingrediente è “pollo idrolizzato” o “merluzzo idrolizzato”, o “proteine di pollo idrolizzate” e via dicendo. Teoricamente l’azienda potrebbe scegliere di fare riferimento alla vecchia normativa e usare anche “carne e derivati” per descrivere l’idrolizzato (è legale) ma di fatto non lo fanno mai: l’idrolisi, con lo scopo di rendere la dimensione molecolare inferiore ai 10 kDa che è il limite sotto il quale l’organismo non scatena l’allergia, è un processo costoso (che di conseguenza rende costoso il croccantino o l’umido finale). Per l’azienda è un pregio mettere in atto questo sistema, e di conseguenza lo scrive chiaramente. Difficilmente un’azienda fa ricorso ad un processo costoso e poi non pubblicizza che lo ha utilizzato. Se c’è scritto “carne e derivati” con ogni probabilità non è un alimento idrolizzato.