I carboidrati sono essenziali per l’organismo del cane e del gatto?

La risposta a questa domanda è si, ma attenzione.

I carboidrati sono essenziali nell’organismo dell’animale, non nella dieta. Se la domanda viene formulata come: “i carboidrati sono essenziali nella dieta del cane e del gatto?” la risposta diventa no.

Confusi? Cerchiamo di capire meglio queste affermazioni.

Una delle domande che i proprietari di cani e gatti si pongono costantemente riguarda l’utilità dei carboidrati negli alimenti per cani e gatti. Se analizziamo le etichette dei croccantini notiamo che i carboidrati sono sempre presenti all’interno di questi prodotti, e devono esserci, per una questione di tecnologia produttiva; negli alimenti umidi ce ne sono generalmente molti meno (in proporzione), mentre nell’alimentazione casalinga il loro quantitativo è variabile: ci sono diete che ne contengono di più o di meno in base alle necessità del cane o del gatto, fino ad arrivare a diete che non contengono affatto i carboidrati.

Per capire perché esistano diete così diverse tra loro, e per fare chiarezza sulla questione, bisogna partire da un’analisi biochimica di ciò che avviene nell’organismo del cane e del gatto, oltre che sul ruolo che i carboidrati hanno nella loro alimentazione.

Per prima cosa, è importante capire cosa si intende per “carboidrato”: generalmente parlando di carboidrati si pensa ai carboidrati complessi, come l’amido contenuto nei cereali e nelle patate. La realtà è che questo è solo uno dei tantissimi carboidrati che il cane o il gatto ingerisce, perché ne esistono molti e diversi.

Cosa sono i carboidrati

Iniziamo cercando di definire i carboidrati. Detti anche glucidi, sono sostanze formate essenzialmente da tre atomi, carbonio ossigeno e idrogeno, e possono essere scomposti per ricavarne energia chimica che consente alle cellule dell’organismo di funzionare.

Alcuni di questi carboidrati sono chiamati zuccheri, o carboidrati semplici,  o ancora monosaccaridi, e se ne conoscono più di 200, anche se quelli più importanti dal punto di vista nutrizionale sono gli esosi, cioè molecole formate da sei atomi di carbonio; tra questi, il glucosio, il fruttosio e il galattosio.

Se queste unità di base vengono unite due a due abbiamo i disaccaridi, cioè zuccheri composti da due monosaccaridi, mentre quando le catene diventano più lunghe (e possono essere lunghissime!) si parla di polisaccaridi, tra cui l’amido. Le catene, in questo caso, possono essere lineari, come l’amilosio (una delle componenti dell’amido) oppure ramificati, come il glicogeno, la macro-molecola che l’organismo animale utilizza come “magazzino di zucchero”.

I carboidrati sono essenziali per l’organismo del cane e del gatto?

La risposta a questa domanda è sii carboidrati sono essenziali per il cane e per il gatto, e anzi l’organismo li controlla in modo molto preciso grazie a diversi ormoni, tra i quali l’insulina e il glucagone, che mantengono la glicemia, la concentrazione di glucosio nel sangue: gli altri monosaccaridi vengono infatti convertiti in glucosio dal fegato, quindi anche assorbendo il fruttosio e il galattosio questi (per farla semplice, biochimicamente è molto più complesso!) diventano glucosio.

Il glucosio ha la funzione principale di fornire energia agli organi, e se alcuni organi possono usare anche altre sostanze come i grassi per produrre energia (per esempio, i muscoli), altri non possono farlo (ad esempio, il cervello).

Il glucosio è essenziale quindi perché l’animale possa sopravvivere, perché se la glicemia scende a zero il cane o il gatto muore, perché viene a mancare l’energia necessaria per il funzionamento del cervello ma anche di organi vitali come i muscoli respiratori. Per quanto essenziale nell’organismo, però, non è essenziale integrarlo con la dieta, perché può essere prodotto anche dall’organismo stesso, senza integrazione esterna: come ci confermano le linee guida FEDIAF (pag. 14) i carboidrati non appaiono tra i nutrienti essenziali né nel cane, né nel gatto.

Questo è possibile a causa di un processo biochimico cellulare che si chiama gluconeogenesi, che consente di produrre il glucosio a partire da altre sostanze, che sono gli ammoinoacidi, componente di base delle proteine. Il cane e il gatto, da carnivori, assumono le proteine con la carne, e da esse, attraverso i processi digestivi prima e attraverso la gluconeogenesi poi, possono formare gli zuccheri, che saranno necessari alle attività dell’organismo.

Questo significa che i carboidrati sono essenziali per l’organismo, ma non nella dieta, che ne può anche essere priva.

E allora perché nelle diete ci sono i carboidrati?

Nelle diete sono presenti i carboidrati per diversi motivi. Il più importante, che analizziamo in questo articolo, è quello nutrizionale: i carboidrati forniscono energia direttamente, evitando così il ciclo di gluconeogenesi. Questo significa che se vengono forniti carboidrati (semplici o complessi) all’animale, la parte che verrà assorbita sarà subito disponibile nell’organismo, e questo evita che il corpo vada a distruggere le proprie proteine per crearne glucosio, come si legge nel libro Canine and Feline Nutrition, 3rd Ed. pag. 15:

Because carbohydrates are an excellent energy source for the body, optimal levels of digestible carbohydrate in the diet serve to spare dietary protein from being used ad an energy source.

Tradotto:

Poiché i carboidrati sono un’ottima fonte di energia per l’organismo, i livelli ottimali di carboidrati digeribili nella dieta servono ed evitare che le proteine contenute nella dieta vengano usate come fonte energetica.

Si, perché le proteine nell’organismo hanno anche una funzione strutturale, insomma sono un po’ i “mattoni” del corpo del cane e del gatto, una funzione che solo le proteine hanno, non le altre fonti energetiche (come i grassi e i carboidrati).

Libro

Fornendo solamente proteine la produzione energetica viene deputata esclusivamente alle proteine. Il cane e il gatto possono sopportare questa situazione, in quanto animali carnivori (tant’è che nell’alimentazione naturale di un gatto non ce ne sono, si legge in questo studio scientifico che ha studiato l’alimentazione del gatto in natura), ma aumenta il rischio della carenza proteica, perché se il corpo ha carenza di zuccheri questi vengono immediatamente costruiti (perché l’ipoglicemia è letale) distruggendo le proteine.

Questo processo, e quindi il rischio di carenza proteica, è minore negli animali adulti e sani, mentre negli animali in situazioni particolari o con patologie è importante, come ci ricordano le linee guida FEDIAF a pagina 20, fornire dei carboidrati proprio per evitare che il corpo usi le proteine a scopo energetico: in certe patologie la digeribilità delle proteine può diminuire (anche di quelle dell’alimentazione casalinga, perché il problema potrebbe, per esempio, essere gastrico); senza carboidrati le poche proteine digerite sarebbero usate per fornire energia, e non contribuirebbero a formare le nuove strutture dell’organismo (che deve riprendersi dalla malattia!).

Fornire dei carboidrati, quindi, dal punto di vista nutrizionale permette di evitare l’attivazione di questo meccanismo, perché i carboidrati non solo vengono usati subito (al massimo dopo esser stati digeriti, come l’amido, o trasformati, come fruttosio e galattosio), ma quando sono in eccesso vengono immagazzinati sotto forma di glicogeno nel fegato e nel muscolo, mentre le proteine in eccesso non sono immagazzinate, ma eliminate.

Questo fa sì che, nel momento in cui il cane o il gatto ha necessità di glucosio rapidamente, il corpo lo cerchi nel suo “magazzino”, il fegato (sotto forma di glicogeno) andando solo successivamente a utilizzare le proteine a scopo energetico, ed allontanando così l’ipotesi della carenza proteica (Canine and Feline Nutrition, 3 ed., pag. 101) soprattutto nella variante detta PCM, ovvero Proteine/Calorie Malnutrition.

In un animale sano, naturalmente, le cose sono più semplici. Questo perché si possono fornire tante proteine che vengono digerite, e il corpo si trova costantemente con un quantitativo di proteine (o, meglio, di amminoacidi) a disposizione molto alto che può essere utilizzato sia per funzioni strutturali che per motivi energetici, aiutato naturalmente anche dai grassi. E’ questo che consente di poter proporre ai nostri animali le diete no-carb, completamente prive di carboidrati, senza che ci sia una carenza.

Queste diete vanno bene per gli animali sani e, anzi, rispecchiano quello che gli animali mangiano in natura, per cui si possono seguire senza problemi; unico appunto, ci sono situazioni (legate allo stato di salute) in cui non si può esagerare con le proteine e nemmeno con i grassi, cosa che rende necessario inserire proprio i carboidrati nella dieta, non si può lasciare l’animale senza mangiare. Se ci sia effettiva necessità o meno, però, lo deve stabilire il veterinario caso per caso, non può essere valutato direttamente dal proprietario, altrimenti si rischiano situazioni di malnutrizione o di peggioramento della patologia specifica.

Per quanto riguarda le diete casalinghe che contengono carboidrati, se ci sono in una certa quantità tollerata dall’animale ci possono stare, non sono dannosi né rischiosi, a meno che ci siano reazioni avverse al cibo; forniscono energia, fanno in modo che le proteine non vengano usate per scopi energetici ma solo strutturali e, perché no, riducono il costo totale delle diete casalinghe (che se sono composte prevalentemente da carne chiaramente hanno un costo maggiore).

Quindi è importante che ci siano tanti carboidrati nelle diete?

Da quello che abbiamo detto, si capisce che la risposta è no.

Il quantitativo di carboidrati inseriti nelle diete dovrebbero essere in quantità bassa, anche se variabile in base alle eventuali patologie, evitando l’eccesso per diversi motivi:

  • I cani, ma soprattutto i gatti, non digeriscono bene i carboidrati complessi, che finiscono per lo più nelle feci causando a volte anche diarrea;
  • L’eccessivo assorbimento dei carboidrati causa ingrassamento, quindi sovrappeso e obesità, con conseguenze che possono essere molto gravi: i carboidrati non utilizzati vengono infatti deposti sotto forma di grasso, nell’organismo.

Per questo motivo, stabilire qual è il quantitativo più adatto al singolo cane e al singolo gatto è una questione personale, che varia in base all’animale, alle sue necessità e al suo stato sia fisiologico che patologico: con una valutazione attenta è possibile capire se è il caso di mettere più o meno carboidrati nella dieta specifica, o anche se si può evitare completamente di metterli, salvaguardando comunque la salute del cane e del gatto.

I carboidrati possono dare fastidio ai cani e ai gatti?

I carboidrati, intesi come molecole di amido, non hanno potenziale patogeno, né nel cane, né nel gatto. In alcuni animali possono essere problematici perché il loro eccesso può portare ad un difficile assorbimento, o causare fermentazione intestinale (se sono troppi e non vengono digeriti, quindi assorbiti nel primo tratto intestinale, dai cani e dai gatti ne possono far uso i batteri che vivono nell’intestino, crescendo in modo eccessivo), ma sono situazioni singoli, e non possiamo estendere il problema a tutti i cani e a tutti i gatti, che necessitano invece di una valutazione personali.

Un altro motivo per cui non tanto l’amido ma l’alimento di origine vegetale da cui deriva (cioè il grano, il mais, le patate, il riso e via dicendo) potrebbe causare allergie. In questo caso il problema non è l’amido, cioè il carboidrato in sé ma le proteine del singolo alimento che, esattamente come le proteine di origine animale, possono causare allergie alimentari.

In presenza dei sintomi dell’allergia alimentare, spesso i proprietari pensano all’allergia a fonti proteiche come il pollo, il bovino, il tacchino, senza pensare che anche il grano, il mais, il riso, hanno delle proteine che possono avere un potenziale allergenico. L’esclusione delle fonti di carboidrati dalla dieta potrebbe essere utile, in questo senso, per risolvere l’allergia alimentare, togliendo l’alimento che causa l’allergene. Per questo motivo, per quanto l’amido (quindi il “carboidrato”) non sia la causa del problema, lo è l’alimento da cui deriva, che può essere utile rimuoverlo. Del problema delle allergie ai carboidrati trovate un approfondimento con la relativa letteratura scientifica in questo video.

 

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