Questo articolo è dedicato a tutti i proprietari di cani e di gatti che utilizzano dei croccantini per la loro alimentazione, che sia formulata esclusivamente con crocchette o che comprenda anche parte di altri alimenti (come umido industriale o alimenti casalinghi).

Vi è mai successo che il cane, o il gatto, che ha sempre mangiato i suoi croccantini preferiti, ad un certo punto inizi a ignorarli, a non mangiarli più, senza cause apparenti? Qualcuno, in questi casi, ricorre al veterinario che non trovando alcun problema (perché l’animale è sano e non c’è ragione perché sia inappetente) suggerisce di cambiare croccantini, e l’animale riprende a mangiare.

In realtà, il vecchio prodotto non aveva alcun problema, almeno di base: il problema è stata infatti la conservazione domestica, che ha portato ad una serie di reazioni chimiche ossidative che prendono il nome di irrancidimento. 

Sono reazioni chimiche (non microbiologiche, quindi i batteri non c’entrano nulla) poco conosciute, specialmente dai proprietari, ma strettamente legate alla conservazione e possono essere potenzialmente pericolose.

Per chi non volesse leggere l’articolo, ho parlato dell’argomento nel seguente video.

 

L’irrancidimento

L’irrancidimento si compone di una serie di reazioni chimiche per le quali uno dei componenti sempre presenti nei croccantini, i lipidi, subiscono una modifica strutturale.

Nello specifico, la molecola lipidica subisce una modifica reagendo con l’ossigeno dell’aria, una reazione che forma una molecola d’acqua ma che, soprattutto, cambia la struttura lipidica del grasso, lasciandolo in una conformazione diversa dalla precedente. Questa parte della molecola è a sua volta reattiva e in grado di “rubare” atomi di idrogeno alle molecole ad esse vicine, scatenando così una reazione a catena che porta alla modifica anche degli altri lipidi presenti all’interno dell’alimento.

In basso a destra, la molecola risultante che è reattiva e propaga la reazione.

A causa di questa reazione la quantità di acidi grassi, con il tempo, si riduce, e al loro posto nascono delle molecole complesse tra cui aldeidi, chetoni e idrocarburi, che modificano il sapore del cibo in maniera percettibile da parte del cane e del gatto (il sapore diventa amaro, una condizione che in alimentazione umana si sperimenta quando l’olio non viene conservato adeguatamente), ma soprattutto possono portare alla formazione di molecole potenzialmente pericolose per la salute.

La reazione chimica è stata descritta nello specifico più di 30 anni fa, ed è ben conosciuta dagli operatori che producono alimenti per cani e gatti, destinati ad essere conservati molto a lungo, che mettono in atto delle tecniche volte a limitare questo processo e garantire la conservazione delle crocchette più a lungo possibile.

Ma quali sono i pericoli per il cane e per il gatto?

Dall’irrancidimento dei grassi si possono avere moltissimi composti diversi, e la maggior parte sono caratterizzati solo da un sapore sgradevole (per cui il cane o il gatto, che lo sente, non li mangia!), mentre altri sono potenzialmente pericolosi.

Ad esempio, la malondialdeide, le aldeidi alfa e beta insature e altre molecole reagiscono con il DNA, e sono così potenzialmente cancerogene.

Inoltre, gli idroperossidi e i loro prodotti di decomposizione possono danneggiare le membrane cellulari, causando nel lungo periodo danni ai diversi organi.

Altro problema noto legato all’irrancidimento è la possibilità di diminuire il valore nutritivo di diverse proteine a causa della perdita di funzionalità di vitamine liposolubili come la vitamina A.

I pericoli non sono gravi, nel senso che è difficile trovare un animale finito in ospedale per questo problema, ma nel lungo periodo possono peggiorare la salute del cane e del gatto, e certo non aiutano la ripresa degli animali malati. Viste anche le semplici precauzioni che si possono prendere per evitare il problema è importante avere alcune piccole accortezze da conoscere per evitare l’effetto a lungo (anzi, lunghissimo) termine di questa reazione chimica.

Come si può evitare l’irrancidimento?

A favorire l’irrancidimento sono prevalentemente due condizioni, la luce e il calore. Sono però anche importanti la qualità dei croccantini, e attenzione che più sono di qualità… più possono essere soggette a questo fenomeno!

L’effetto della luce

La luce non fa bene ai croccantini, perché l’energia che trasmette è in grado di innescare le reazioni chimiche, che invece si riducono in assenza di luce; per questo le crocchette devono essere conservate in un luogo buio. Le confezioni sono sempre molto spesse, proprio perché i croccantini rimangano al buio, ma molti proprietari li travasano, mettendoli in contenitori più piccoli, magari in plastica, per usarli con più facilità.

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Questo è sbagliato, ed è importante non togliere i croccantini dal loro contenitore di origine. Se questo è grande e preferite farlo, abbiate cura di scegliere un contenitore molto spesso, opaco, in modo che la luce non abbia la possibilità di entrare.

L’effetto del calore

Anche il calore, sotto forma di energia termica, porta alle stesse alterazioni dei croccantini, per lo stesso motivo della luce.

Se si conservano le crocchette vicino alle fonti di calore, come il forno o la cucina, o se il contenitore anche buio rimane esposto alla luce solare diretta, si può creare del calore che va a degradare i lipidi nelle crocchette, causando i problemi di cui abbiamo parlato.

Conservare i croccantini nei dintorni del forno è un ottimo modo per farli irrancidire.

Tra l’altro, tenere aperta la confezione favorisce sia l’entrata del calore ma anche quella dell’ossigeno, ed abbiamo visto che uno dei fattori che favorisce la reazione è proprio l’ossigeno dell’aria, per cui bisogna fare moltissima attenzione.

Conservare la confezione, ben chiusa, in un luogo che sia fresco (e anche asciutto, altrimenti l’acqua favorisce la formazione delle muffe) è quindi il rimedio migliore per evitare la perdita di qualità dei croccantini.

La qualità dei croccantini

Il valore interessante riguardo al processo di ossidazione è il contenuto in grassi, per cui più i croccantini sono grassi, più sono sottoposti a questo processo chimico. I croccantini di qualità maggiore, quelli con meno carboidrati, solitamente sono anche i più ricchi di lipidi, quindi (per quanto sia importante che i carboidrati non siano eccessivi in un croccantino) sono generalmente quelli più a rischio e a cui prestare più attenzione.

Tra l’altro, tra i grassi più suscettibili ci sono quelli considerati benefici: i PUFA (Poli Unsatured Fatty Acids), che comprendono gli acidi grassi Omega 3 ed Omega 6, essenziali, sono i grassi maggiormente a rischio di ossidazione, il che ci fa capire come se un croccantino di qualità e venga conservato male non solo perda le sue caratteristiche, ma anzi diventi dannoso per il cane o per il gatto.

Gli antiossidanti

Ma come fa l’azienda mangimistica a tenere sotto controllo questo processo? La risposta sono alcuni additivi detti antiossidanti. Certo, non tutti sono benefici (pensiamo al BHT e al BHA, che però non sono rischiosi quando sono nell’alimento ma quando vengono metabolizzati dall’organismo, sono i loro derivati ad essere pericolosi), mentre altri non danno problemi, come la vitamina E (i tocoferoli), e anzi garantiscono la salvaguardia della salute del nostro animale.

Se l’azienda, in teoria, non li mettesse, l’alimento sarebbe potenzialmente più pericoloso rispetto a un alimento che li ha.

Controllare che gli antiossidanti siano presenti è quindi il primo passo per evitare questo rischio, e nel caso in cui non fossimo sicuri di come si conservano è opportuno prendere una serie di precauzioni per salvaguardare la salute del nostro animale, nonché magari scegliere confezioni più piccole che terminano in tempi più brevi, così che il processo non si propaghi troppo a lungo nel tempo.

Le diete casalinghe

Naturalmente, questo fenomeno è particolarmente presente nei croccantini perché conservabili per tempi lunghissimi, ma si trova anche nell’alimento umido, in cui si può attivare soprattutto a causa dell’eccessivo calore di conservazione delle scatolette (anche per l’umido, raccomando di conservarlo in un luogo fresco, non in cucina!).

L’irrancidimento modifica anche il colore dell’olio, oltre al suo sapore.

Nelle diete casalinghe, i cui ingredienti sono conservati in frigo o in congelatore, il problema non si pone, per cui chi segue questo tipo di dieta può stare più tranquillo, anche se non del tutto: del resto, l’olio è uno degli ingredienti maggiormente utilizzati nelle diete casalinghe, e non si conserva in frigo… Per evitare i dubbi, e specialmente se abbiamo degli oli che si utilizzano solamente per la dieta casalinga del cane o del gatto (olio di soia, di lino…) è opportuno di tanto in tanto assaggiarli per verificare che non siano diventati amari, perché in questo caso sono irranciditi, e l’alimentazione casalinga porta agli stessi problemi dei croccantini che abbiamo visto prima.

Nel complesso, comunque, chi segue un’alimentazione casalinga può stare più tranquillo, su questo non ci sono dubbi. Per chi, però, conosce persone che non hannoo la possibilità di seguire la dieta casalinga ma nutre i propri animali con i croccantini e, magari, potrebbe non conoscere questi consigli, rendeteli noti condividendo questo articolo: cerchiamo  in questo modo di favorire le condizioni di salute migliori possibili anche a chi non ha la possibilità, pratica ed economica, di seguire un’alimentazione casalinga per i propri amici a quattro zampe.

 

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